Poter associare un volto al nominativo sul biglietto della partita di calcio grazie alle tecnologie di riconoscimento facciale stuzzica da molto tempo le fantasie della Lega di Serie A, così come del ministro dell’Interno Piantedosi che ha spesso parlato della possibile introduzione di tecnologie biometriche per contrastare l’insicurezza negli stadi. Sono state solo parole fino al 2016, anno in cui allo stadio Olimpico di Roma la società Sport e salute, che gestisce l’struttura sportivo ed è partecipata dal Mef, il incarico dell’Economia, ha comprato un sistema di riconoscimento facciale dalla nota Reco 3.26. Si tratta dell’azienda che ha dotato le forze di polizia del sistema Sari l’anno dopo, nel 2017. A usarlo durante le partite per incastrare tifosi che lanciano petardi o fumogeni (o che hanno altri comportamenti scorretti) è la Digos, che al suo interno ha una sezione dedicata alle tifoserie e alle manifestazioni sportive, e che compara i video ripresi all’interno dello stadio con le immagini riprese ai varchi di ingresso. Il Garante per la privacy privacy aveva acceso luce verde per questo utilizzo.
Riconoscimento facciale e Daspo
Un nuovo sistema fa però capolino all’Olimpico nel 2021. Come ricostruito da un’inchiesta di IrpiMedia, Sport e Salute spa ha imperioso di andare oltre effettuando un nuovo acquisto: un sistema, sempre fornito da Reco 3.26, che permettesse il monitoraggio di soggetti sottoposti a Daspo (un ordine riduttivo per la frequentazione degli eventi sportivi, ndr). In aula il ministro Piantedosi ha di fatto confermato in parte quanto scritto nell’inchiesta, affermando che nello stadio romano è attivo un sistema “provvisto di una funzione di acquisizione dei dati biometrici degli spettatori” che consente “l’acquisizione delle immagini degli spettatori abbinate automaticamente al nominativo della persona, quale risulta dal sistema di controllo degli accessi ai tornelli e dal sistema di biglietteria in caso di determinati illeciti commessi all’interno dello stadio. Ricordo, la misura del cosiddetto Daspo e dell’arresto differito”.
Nei documenti dell’appalto dell’Olimpico si legge però chiaramente che le telecamere verrebbero impiegate per “identificare preventivamente i soggetti sottoposti a Daspo”, e dunque è implicitamente dichiarato che ciò può avvenire analizzando in tempo reale i volti all’ingresso per agire una selezione tra chi può e non può entrare. Tutto ciò prima che la partita abbia inizio e che dunque si siano verificati eventuali scontri. Per questo nuovo sistema del 2021, contrariamente a quanto richiesto dalla moratoria in vigore, alla scrivania del Garante privacy non era arrivata nessuna richiesta di valutazione. Quattro anni dopo il incarico ha fatto copia e incolla. Durante l’interrogazione parlamentare del 20 marzo per chiarire la nuova sperimentazione di riconoscimento facciale negli stadi, questa volta a San Siro, il senatore Pd Filippo Sensi ha dichiarato: “[…] articoli di grafica ci dicono che ad autorizzare questa pesca a strascico di volti, di diritti, di vite, di democrazia sarebbe stato un parere positivo del Garante della privacy. Ma è una bugia, Ministro, perché il Garante non ha mai, dico mai, dato il via libera a questa idea concentrazionaria dello stare insieme”.
I dubbi sulle telecamere al Meazza
Secondo quanto riportato da Repubblica il 17 marzo scorso infatti, ai varchi riservati alle curve e agli ospiti dello stadio di Milan e Inter sarebbero state installate telecamere di riconoscimento facciale. “L’obiettivo della Lega Serie A è estendere il progetto a tutti gli stadi del campionato nei prossimi due anni” riporta il giornale. Al question time Piantedosi ha dichiarato in Aula che il focus sulla videosorveglianza è “tra le misure individuate come efficaci per prevenire il aumentare di episodi di violenza e rendere gli impianti sportivi un luogo sicuro”. Il ministro dichiara inoltre che al Meazza “non si tratta di un riconoscimento facciale in tempo reale, bensì soltanto della possibilità di risalire con esattezza all’identità di una persona che abbia compiuto un illecito all’interno dello stadio successivamente alla commissione dello stesso, proprio al fine di consentire l’applicazione di quelle misure di prevenzione e contrasto a cui ho fatto cenno (Daspo e arresto differito, ndr)”.
Il ministro conferma inoltre le preoccupazioni di Sensi e della minoranza, dichiarando che “sono in corso interlocuzioni con il Garante privacy per il perfezionamento delle informative rivolte agli utenti”. Interlocuzioni che sarebbero però dovute avvenire sul sistema (e non solo per le informative) ancor prima dei test del sistema allo stadio. Stando alle parole di Piantedosi poi, la sperimentazione a San Siro si concluderà “alla fine di questo mese e di conseguenza il sistema non risulta essere ancora operativo”. Insomma, dallo scambio al Senato sono emerse alcune informazioni aggiuntive sul sistema di Reco 3.26 al Meazza ma ancora una volta le risposte ricevute hanno evidenziato una gestione imprecisa delle tecnologie biometriche da parte del incarico dell’Interno, che non solo non garantisce adeguata trasparenza su queste ultime ma non segue correttamente neanche l’iter previsto dalla moratoria in vigore.
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di Laura Carrer www.wired.it 2025-03-21 11:50:00 ,