Ci sono due storie, forse tre, dentro Il Signore degli Anelli – La guerra dei Rohirrim, e solo una di queste tre è stata (parzialmente) scritta da Tolkien. Non si può, guardando questo film, non pensare infatti alla storia della New Line Cinema, società di produzione che ha i diritti di sfruttamento cinematografico delle opere di Tolkien, che produsse la trilogia di Peter Jackson a cavallo del millennio e che, per non perdere questi diritti miliardari che tutti vorrebbero, doveva produrre qualcosa a tema adesso. Senza grande impegno e senza troppa cura, ha quindi commissionato questa versione animata di una delle molte storie del mondo della Terra di Mezzo. Ci sono nuovi film con attori tratti dalle opere di Tolkien a cui la New Line sta lavorando con Peter Jackson e Fran Walsh (moglie e co-autrice di tutto ciò che Jackson ha realizzato su Tolkien), e ci stanno lavorando con calma, dedicando il tempo necessario. Questa, invece, è un’operazione fatta di corsa per non perdere quei diritti.
E questo porta alla terza storia, quella degli spettatori di questo film: più che altro fan (difficile che ne attiri altri), appassionati del mondo di Tolkien, che sanno benissimo sia perché la guerra dei Rohirrim è importante sia chi è Helm, a cui, in seguito a questa vicenda, è stato intitolato il Fosso di Helm, un luogo decisivo nella grande storia de Il Signore degli Anelli. Questi si trovano di fronte a un film animato di qualità televisiva medio-bassa, che non ha niente a che fare con l’animazione per il cinema e risulta molto, molto poco curato. Non che la mitologia sia sbagliata: tutto ciò che è noto della guerra dei Rohirrim c’è. Semmai, è quello che viene creato per l’occasione – per trasformare un fatto di cui Tolkien ha scritto poche righe in una storia lunga quanto un film – a non suonare molto tolkeniano. Ed è il minimo.
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di Gabriele Niola www.wired.it 2024-12-30 11:00:00 ,