Mustapha sorride e la fa semplice: “Bisogna avere soprattutto i nervi saldi e un po’ di pazienza”. Qualche cartellino lo ha estratto, quattro gialli e un rosso: “Un difensore aveva evitato un gol con la mano: penalty ed espulsione”. A ventidue anni, è il primo arbitro migrante iscritto all’AIA: il suo fischietto è un inno all’integrazione, dal Gambia all’Italia per costruire una nuova vita e, perché no, coltivare quel sogno impossibile di arbitrare, un giorno, in serie A.