AGI – In Gran Bretagna, l’università di Oxford ha lanciato il primo studio al mondo per capire se la combinazione di due dosi di diversi vaccini contro il Covid-19 nello stesso paziente è altrettanto efficace che usare sempre lo stesso vaccino, per entrambi le dosi, e se addirittura può aumentare la protezione. La possibilità di mescolare due diversi vaccini darebbe ovviamente maggiore flessibilità nella campagna vaccinale e potrebbe addirittura aiutare a colmare le carenze qualora si interrompesse la fornitura.
È già cominciato il reclutamento di volontari: i risultati della sperimentazione su oltre 800 persone over-50 sono attesi entro l’estate. Le dosi verranno inoculate sia a 4 che a 12 settimane di distanza l’una dall’altra per testare se l’allungamento dell’intervallo, come scelto dalle autorità britanniche per raggiungere piu’ persone, possa migliorare la risposta immune. “Prevediamo di svolgere la sperimentazione questo mese e poi inizieremo a ottenere risultati, probabilmente a giugno o luglio, guardando almeno ai livelli di anticorpi”, ha riferito il virologo Matthew Snape, responsabile della sperimentazione. Il Paese più colpito d’Europa dalla pandemia, con più di 109.000 morti, il Regno Unito ha concentrato tutti i suoi sforzi sulla vaccinazione di fronte a una nuova ondata di infezioni attribuite a un ceppo più trasmissibile che ha costretto il paese ad adottare il suo terzo contenimento all’inizio di gennaio. Il numero due della Sanità inglese, Jonathan Van-Tam, ha sottolineato il valore di “avere dati che possono sostenere un programma di vaccinazione più flessibile”, specialmente dati i “vincoli di fornitura”. “È anche possibile – ha aggiunto – che combinando i vaccini, la risposta immunitaria possa essere migliore, con livelli più alti di anticorpi che durano più a lungo”.
Il Regno Unito, il primo Paese occidentale a lanciare la campagna di vaccinazione, ha già vaccinato più di 10 milioni dei suoi 66 milioni di persone, e mira a raggiungere 15 milioni entro metà febbraio, tra cui tutti gli over 70, gli operatori sanitari e i malati particolarmente fragili.