Nelle carte che hanno portato all’arresto di Enrico Laghi, l’ex commissario straordinario dell’Ilva accusato di concorso in corruzione, spiccano le dichiarazioni rese negli interrogatori dal consulente della Price Waterhouse Nicola Nicoletti e dall’avvocato Piero Amara, arrestato proprio in questo procedimento e sul banco degli impuntati in diverse procure per aver corrotto giudici, pilotato nomine di magistrati e, adesso, aver lanciato anche l’ipotesi di una grande Loggia con dentro i vertici dello Stato, delle forze armate e della magistratura.
Laghi è coinvolto nel procedimento giudiziario di Potenza che ha già portato all’arresto dell’ex procuratore capo di Trani e Taranto Carlo Capristo. «Segnatamente – scrivono i magistrati – il Capristo stabilmente vendeva ad Amara, Laghi e Nicoletti la propria funzione giudiziaria, sia presso la procura di Trani (a favore del solo Amara) che presso la procura di Taranto (a favore di Amara, Laghi e Nicoletti)» per garantirsi vantaggi per gli sviluppi futuri della sua carriera nonché per ottenere i vantaggi economici e patrimoniali in favore del suo inseparabile avvocato Giacomo Ragno».
Secondo la ricostruzione della procura di Potenza, Amara e Paradiso, tramite i loro rapporti con componenti del Csm, avrebbero influenzato le nomine nei posti ambiti da Capristo, come quello per la procura di Taranto. Laghi e Nicoletti invece avrebbero dato consulenze e incarichi a Ragno per fare un favore a Capristo e in cambio quest’ultimo avrebbe garantito vie privilegiate all’Ilva in amministrazione straordinaria alle prese con diverse indagini e con il possibile patteggiamento della famiglia Riva, i precedenti proprietari dell’Ilva che avrebbero potuto chiudere l’indagine aperta su di loro a Milano facendo rientrare dalla Svizzera 1,5 miliardi da destinare al risanamento dell’acciaieria di Taranto.
Le accuse di Nicoletti a Laghi
Nicoletti, interrogato dopo l’arresto ai domiciliari, chiama in causa Laghi e racconta che l’allora ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi con il sottosegretario Claudio De Vincenti lo avevano presentato al commercialista romano, nominato commissario dell’Ilva in amministrazione straordinaria. Poi il consulente della Price, da anni al lavoro sull’Ilva, spiega le nomine fatte su richiesta di Laghi e di Capristo. «Confermo che il nome dell’avvocato Ragno (per un incarico di consulenza all’Ilva, ndr) mi è arrivato da Laghi. Dopo una cena a Bisceglie con Capristo, Laghi e Amara in macchina Laghi mi dà un bigliettino con il nome dell’avvocato Ragno e mi dice di prenderlo in considerazione se ci sono delle opportunità…». In quella cena, Capristo e Laghi si appartano per 20 minuti e poco dopo Capristo incontrando Nicoletti gli dà del tu e gli chiede se ha ricevuto l’indicazione da Laghi sulla nomina dell’avvocato Ragno. Dice Nicoletti ai magistrati: «Io non ho mai preso decisioni in autonomia, informavo sempre Laghi ad ogni passo che facevo e lui mi dava indicazioni». Nicoletti sostiene che anche gli incarichi assegnati dall’Ilva ad Amara erano voluti da Laghi per compiacere Capristo.
Amara tira in ballo il governo Renzi
Amara conferma la versione di Nicoletti e sostiene che una volta nominato Capristo a Taranto venne contattato dall’avvocato Larocca, l’amico di Nicoletti al vertice dell’ufficio legale dell’Eni, per una cena a cui dovevano partecipare sia il magistrato sia Laghi. Secondo Amara, Nicoletti voleva tessere relazioni per accreditarsi in procura e anche all’Ilva, dove ambiva a diventare direttore generale: «Nicoletti dimostrando a Laghi che poteva farlo incontrare con Capristo acquisiva centomila punti…Laghi in una seconda cena vedendomi con Capristo mi propone di seguirlo nell’avventura a Taranto…poi vedete voi se è corruzione o meno…». Amara conferma anche che il consulente Sorli, nominato dalla procura dopo la morte nell’altoforno dell’operaio Campo, venne indicato a Capristo dalla stessa Ilva.
Amara tira in ballo l’allora governo e lo stesso presidente del Consiglio: «Non c’è dubbio che Capristo viene mandato lì (a Taranto, ndr) dal governo per risolvere il problema dell’Ilva e della struttura commissariale…Renzi in particolare…e c’era De Vincenti che costituiva la cerniera di trasmissione tra governo, procura e Laghi». Secondo Amara, Laghi spingeva per il patteggiamento e la procura di Taranto si sarebbe “inventata” un nuovo capo di imputazione per dare più tempo per patteggiare ai Riva: a riprova, a dire di Amara, del legame tra governo Renzi-Capristo-Laghi-Riva. E, ancora, secondo Amara, fu Laghi a scrivere il decreto Ilva varato dal governo Renzi e poi bloccato dalla Corte costituzionale.
Laghi tra governo Renzi, Riva e Ilva
Nel racconto dell’avvocato siracusano da mesi agli arresti, Laghi era in contatto costante sia con il governo, per la gestione commissariale dell’Ilva, sia con la famiglia Riva e la sua gestione non era autonoma: «Teneva anche i rapporti con la procura di Milano, per via del patteggiamento dei Riva e il rientro del miliardo e mezzo dalla Svizzera», dice Amara facendo riferimento ad un accordo tra i Riva e la procura milanese per far rientrare in maniera lecita 1,5 miliardi in Svizzera e utilizzare queste somme per la riconversione e le bonifiche: «Laghi era il dominus di tutti i rapporti all’Ilva e la mia nomina arriva dopo una cena a dimora mia nella quale mi vede in ottimi rapporti con Capristo…Inoltre Laghi, Capristo, Renzi erano tutta una cosa nella gestione del patteggiamento…mentre io ho avuto sempre rapporti con Bacci e Lotti, in relazione alla vicenda Ilva i rapporti (di Laghi, ndr) erano direttamente con il premier e con la famiglia Riva».
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di Antonio Fraschilla e Vittorio Malagutti
espresso.repubblica.it
2021-09-28 12:33:00 ,