Durante una battuta di caccia uccise un altro cacciatore per errore ma dopo il processo, e scontato il periodo di cinque anni di divieto di detenzione di armi, gli è tornata la voglia di imbracciare di nuovo il fucile e andare a sparare ad uccelli e cinghiali.
La Prefettura di Imperia gli ha però risposto che non avrebbe revocato il divieto ma i giudici del Tar hanno riaperto le sue possibilità. Hanno infatti accolto la tesi del legale del cacciatore, l’avvocato Pietro Balletti riguardo al fatto che la Prefettura avrebbe sostanzialmente dovuto avviare una nuova istruttoria.
Invece, scrivono i giudici “non ha avviato alcun procedimento di secondo grado, essendosi limitata a confermare il precedente divieto di detenzione delle armi, senza compiere alcuna nuova istruttoria né fornire un’ulteriore o diversa motivazione”.
Questo, sia chiaro non comporta una immediata restituzione del porto d’armi al cacciatore. Il Tar ordina invece alla Prefettura “ alla Prefettura di ripronunciarsi sull’istanza del ricorrente con provvedimento espresso entro 30 giorni”.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2024-03-12 18:53:20 ,genova.repubblica.it