I microtraumi potrebbero essere determinati dalla pressione ripetuta sulla stessa area di un dito dovuta all’uso del telefono. Tuttavia, secondo Haber, la vera causa è la dermatite da contatto irritativa provocata dalle sostanze chimiche presenti nelle plastiche e nelle altre sostanze con cui interagiamo frequentemente. Non a caso le persone che lavorano nel settore sanitario, che si lavano spesso le mani e usano saponi speciali, hanno spesso problemi con il riconoscimento delle impronte digitali.
In genere le impronte digitali si riformano nel giro di pochi mesi, ma se la loro scomparsa non viene approfondita, il rischio è quello di ritrovarsi con un problema a lungo termine, afferma Haber. “Si tratta di una condizione sottodiagnosticata“, aggiunge.
Sempre più persone raccontano di aver avuto difficoltà a sbloccare il telefono o a superare un controllo di sicurezza. Tuttavia non è chiaro se la tendenza sia dovuta ad alcuni cambiamenti fisiologici nelle mani o a qualche altra ragione rimasta sconosciuta fino al momento in cui le impronte digitali hanno iniziato a sostituire chiavi e password.
“È una bella domanda. Ma non conosco la risposta“, afferma lo scienziato forense Glenn Langenburg, che però invita anche a considerare anche un terzo fattore: a volte i problemi di riconoscimento dipendono dal dispositivo di lettura delle impronte e non dai polpastrelli.
Le impronte digitali sono utilizzate come sistema di riconoscimento da secoli, sottolinea Simon A. Cole, professore all’UC Irvine che ha dedicato al tema il suo libro Suspect Identities del 2002. Gli inglesi iniziarono a usare le impronte digitali sui contratti in India nel XIX secolo e la polizia di Scotland Yard a Londra le rilevava per identificare i criminali già nel 1901. Nel 1902, una commissione di New York si basava sull’analisi delle impronte per identificare i candidati idonei a lavorare nel settore pubblico.
Cole spiega che all’inizio del XX secolo la convinzione era che il riscorso alla biometria, e in particolare del riconoscimento delle impronte digitali, avrebbe protetto a plasmare una società migliore, con meno frodi finanziarie e maggiore fiducia reciproca. Si pensava che il governo americano avrebbe tenuto un archivio con le impronte digitali di tutti i cittadini. “Negli anni Trenta e Quaranta, gli scout raccoglievano le impronte digitali delle persone per strada come una forma di dovere civico“, racconta il professore.
Un fenomeno in crescita
Coltyn Stone-Lamontagne, 23 anni, studia informatica a Manitoba, in Canada. Negli ultimi sei anni si è liquidato le tasse universitarie passando le estati a piantare alberi – circa tremila al giorno – per sostituire quelli distrutti dagli incendi boschivi o abbattuti per il legname. “Fai qualche passo, ti abbassi per infilare la pala nel terreno, la tiri su, pianti l’albero e riempi il buco di terra molto rapidamente – spiega –. Devi lavorare più velocemente possibile, perché più alberi pianti più guadagni“.