Il fatto che una storia ambientata alla fine dell’Ottocento sia accompagnata da musiche che sarebbero state composte oltre mezzo secolo dopo ci dà l’idea come 1899 voglia essere sfuggente in ogni suo aspetto, in un expect the unexpected continuo. Ogni pezzo musicale, però, non è messo lì a caso: nel secondo episodio intitolato Il bambino, il rinvenimento di un bimbo è accompagnato da Child in Time dei Deep Purple, mentre nel terzo (La nebbia) e nel quarto (Lo scontro), nei quali molti passeggeri muoiono misteriosamente, si sentono The Killing Moon di Echo and the Bunnymen e (Don’t Fear) The Reaper dei Blue Öyster Cult.
Ancora nel quinto episodio, Il richiamo, assistiamo al momento forse più criptico di tutti: ipnotizzati da un ticchettio assordante, molti passeggeri si gettano in mare. E nell’episodio si sente The Wizard dei Black Sabbath, canzone nel cui testo leggiamo “Never talking. Just keep walking. Spreading His magic”, una coincidenza non da poco. Continuando All Along the Watchtower di Jimi Hendrix e The Wind (Of My Soul) di Cat Stevens si sentono rispettivamente nell’episodio 6 (La piramide, che è in effetti una specie di torre di controllo sui vari personaggi) e nel 7 (La tempesta, da cui il tema del vento). Ma il colpo di genio è forse Starman di David Bowie a conclusione dell’ottavo e ultimo episodio, La chiave, che si conclude inaspettatamente nello spazio e nel futuro. Insomma, niente in 1899 è lasciato al caso, nemmeno i brani musicali apparentemente più insensati assumono una loro rilevanza, a dimostrazione che questa serie è tutto fuorché un nonsense totale.
Leggi tutto su www.wired.it
di Paolo Armelli www.wired.it 2022-12-07 12:00:00 ,