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Data : 2024-07-19 11:30:45
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Giovedì gli europarlamentari di Fratelli d’Italia, il partito della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, hanno votato contro la conferma di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione Europea. È una questione di cui si discuteva da tempo, anche a causa dell’avvicinamento che c’era stato negli ultimi mesi tra von der Leyen e Meloni e del tentativo della stessa Meloni di presentarsi come una leader affidabile e moderata, con lo scopo di ottenere incarichi rilevanti nell’Unione Europea per i propri colleghi di partito.
Non ci è riuscita, perché votando contro von der Leyen Fratelli d’Italia si è simbolicamente messo dalla parte dei partiti e dei leader più euroscettici che non vengono presi mai in considerazione nei principali negoziati al Parlamento e nelle altre istituzioni. Ne beneficeranno soprattutto i Verdi (europei), i cui voti a favore di von der Leyen sono invece risultati con tutta probabilità determinanti per la sua riconferma.
Fratelli d’Italia aveva ottenuto un ottimo risultato alle elezioni europee dello scorso 9 giugno, come ci si aspettava: era stato il primo partito in Italia con circa il 29 % dei voti ed era riuscito a far eleggere 24 europarlamentari, il quadruplo dei sei eletti cinque anni prima. Meloni era anche stata l’unica leader dei principali paesi europei a uscire rafforzata dal voto: in Germania i Socialisti del cancelliere Olaf Scholz avevano ottenuto un risultato estremamente insufficiente, e in Francia il presidente Emmanuel Macron era andato così male da decidere di sciogliere il parlamento e convocare nuove elezioni legislative. Oltre che a livello internazionale, Meloni aveva rafforzato la sua posizione anche all’interno della coalizione di governo, risultando di gran lunga il partito più votato.
Forte di questo posizionamento, e in generale del buon risultato ottenuto dai partiti di destra ed estrema destra alle elezioni, dopo il voto Meloni aveva partecipato alle negoziazioni tra i leader degli stati membri sperando di riuscire a ottenere una posizione prestigiosa per un esponente del suo gruppo, i Conservatori e Riformisti Europei (ECR, di cui Fratelli d’Italia è il principale partito). Sembrava insomma che Fratelli d’Italia dovesse essere molto influente nelle negoziazioni, ma non è stato così.
Le trattative si sono subito rivelate molto complicate per Meloni: il problema principale è che ECR è un gruppo di estrema destra, anche se nell’ultimo periodo ha condiviso alcune posizioni più vicine a quelle dei partiti conservatori tradizionali, per esempio il sostegno all’Ucraina sull’invasione russa. Il gruppo fa parte della stessa area politica di altre formazioni molto controverse, tra cui i nuovi gruppi Patrioti per l’Europa (in cui ci sono tra gli altri la Lega e il Rassemblement National) e Europe of Sovereign Nations (ESN), guidato dal partito tedesco di estrema destra Alternative für Deutschland. I partiti tradizionali e di maggioranza, ossia il Partito Popolare Europeo (PPE, di centrodestra), i Socialisti e Democratici (S&D, centrosinistra) e i liberali di Renew Europe si sono sempre detti fermamente contrari a qualsiasi accordo o collaborazione con i gruppi di estrema destra, compreso ECR.
Von der Leyen sembrava però pensarla diversamente: già durante la “campagna elettorale” per il ruolo di presidente della Commissione aveva aperto alla possibilità di collaborare con ECR, in modo da cercare di garantirsi anche i loro voti. Durante le negoziazioni per decidere le nomine Meloni aveva inoltre provato a presentarsi come una partner moderata e un punto di congiunzione tra il mondo conservatore e l’estrema destra, ma senza riuscirci: ECR è stato sostanzialmente escluso dalle discussioni, e alla fine Meloni non era riuscita a ottenere nessuna posizione di rilievo. Capendo che le sue possibilità di contare qualcosa stavano sfumando, al Consiglio Europeo (l’organo che mette insieme i capi di stato e di governo dei 27 paesi membri) Meloni si era astenuta sulla nomina di von der Leyen alla presidenza della Commissione.
Nonostante la netta opposizione dei partiti della maggioranza europea, e l’astensione sulla sua riconferma, nelle ultime settimane von der Leyen ha continuato a parlare con Meloni per cercare di assicurarsi il voto degli europarlamentari di ECR, e mettersi al riparo così da europarlamentari che avrebbero potuto votare contro di lei pur appartenendo a partiti che avevano detto di essere disposti a sostenerla (i “franchi tiratori”, che ci sono quasi sempre quando una votazione è segreta). Intanto guardava anche a sinistra, e soprattutto ai Verdi, che nel 2019 non l’avevano votata ma che ora avevano fatto capire di essere pronti a cambiare idea ad alcune condizioni, per esempio il rispetto degli obiettivi stabiliti dal Green Deal.
Man mano che il sostegno dei Verdi diventava più certo, quello di ECR diventava a sua volta meno importante von der Leyen ha quindi preferito concentrarsi sui primi, e alla fine i voti dei Verdi sono stati determinanti per la sua rielezione, mentre quelli contrari di Fratelli d’Italia non hanno avuto alcun impatto. I Verdi hanno di fatto preso il posto che avrebbe potuto occupare ECR.
Dopo la votazione Carlo Fidanza e Nicola Procaccini, due dei principali esponenti di ECR e di Fratelli d’Italia in Europa, hanno detto che proprio il voto favorevole dei Verdi è stato uno dei principali motivi che hanno convinto il gruppo a opporsi. «Difficilmente potevate pensare che Fratelli d’Italia si sommasse a una maggioranza che comprende i Socialisti e i Verdi», ha detto Fidanza.
Giovedì Fratelli d’Italia avrebbe potuto comunque votare a favore di von der Leyen al Parlamento Europeo, in modo da rafforzare il profilo moderato e pragmatico che aveva cercato di costruirsi durante le negoziazioni, ma ha invece deciso di rimanere all’opposizione. In un breve video pubblicato su X, Meloni ha detto che Fratelli d’Italia è rimasto «coerente» con le sue scelte, aggiungendo che la decisione non comprometterà «in alcun modo il ruolo che verrà riconosciuto all’Italia» nella Commissione e nelle istituzioni nel corso della legislatura.
Il voto contrario di Fratelli d’Italia sta creando qualche divisione anche all’interno della maggioranza di governo in Italia: è possibile infatti che Meloni abbia deciso di non sostenere von der Leyen anche per non lasciare al leader della Lega, Matteo Salvini, la possibilità di presentarsi come l’unico a non averla votata, e quindi beneficiare del sostegno di un elettorato più antieuropeista. In generale stare all’opposizione è solitamente più proficuo per non perdere consensi: Meloni potrà così contestare più facilmente eventuali scelte impopolari che verranno fatte nelle istituzioni europee. Forza Italia ha invece votato a favore.
ECR è comunque riuscito a far eleggere due tra i 14 vicepresidenti del Parlamento Europeo, Antonella Sberna di Fratelli d’Italia e Roberts Zile di Alleanza Nazionale, un partito lettone di estrema destra: sebbene non sia un ruolo particolarmente influente, indica comunque che i partiti tradizionali e di maggioranza non hanno chiuso del tutto la porta a ECR, ma sono comunque disposti a dialogare con il gruppo su alcuni provvedimenti specifici. Meloni sta intanto continuando a negoziare per ottenere un posto rilevante tra i commissari europei, che hanno compiti paragonabili a quelli dei ministri. Secondo diversi giornali vorrebbe far nominare il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto come commissario al Bilancio, ma non è certo che ci riuscirà.
– Leggi anche: Ursula von der Leyen è stata rieletta presidente della Commissione Europea
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