La comunità italiana del nucleare si rivolge alla politica e le chiede tre provvedimenti, per poter dare un contributo alla soluzione delle crisi climatica ed energetica: una pianificazione energetica nazionale che preveda, nel mix di fonti a cui potrà attingere l’Italia, anche la fissione nucleare; una legge che sostenga e incentivi le imprese italiane che vogliono da subito partecipare alla realizzazione di nuove centrali atomiche all’estero; dotare finalmente il Paese di un deposito nazionale per le scorie nucleari.
Ma i fan dell’energia atomica si rivolgono anche all’opinione pubblica: sanno che c’è bisogno di una nuova narrativa che “riabiliti” agli occhi degli italiani una tecnologia considerata pericolosa. E allora ecco che si insiste nel sottolineare la sicurezza delle centrali nucleari, quelle esistenti e ancor più quelle future, nel rimarcare la convenienza economica dell’elettricità da fissione, nel ribadire che l’atomo sarà solo un tassello del mix energetico futuro, insieme alle rinnovabili.
A rivolgersi alla politica, nonostante le defezioni dei ministri Pichetto Fratin e Urso, – che pure erano ospiti di eccezione del convegno – è stato Umberto Minopoli, presidente dell’Associazione italiana nucleare (Ain) nel corso dell’assemblea annuale dell’associazione. “L’anno scorso qualcuno si rivolse a noi dicendo che era uno scandalo continuare di nucleare”, ricorda Minopoli. “Questa volta, con la crisi energetica che stiamo vivendo dopo l’invasione russa dell’Ucraina, l’atmosfera è completamente diversa”. Insomma, complice lo scenario geopolitco, il ritorno al nucleare non sarebbe più un tabù.
Anzi, secondo il presidente dell’Ain, che a Roma ha raccolto ricercatori, politici e imprenditori, il rientro dell’Italia nel nucleare andrebbe avviato oggi. E non solo per fronteggiare i picchi di costo del gas naturale. “Se dobbiamo decarbonizzare l’economia”, sostiene Minopoli, “vanno eliminate le fonti carboniche di energia e l’unico modo per riuscirci è un mix di rinnovabili e di energia nucleare“. I calcoli li ha fatti Giuseppe Zollino, professore di Tecnica ed economia dell’energia e impianti nucleari presso l’Università di Padova. “Abbiamo calcolato il miglior mix possibile per minimizzare il prezzo dell’energia e contemporaneamente arrivare a emissioni zero entro il 2050. È emerso che l’Italia dovrebbe installare 250 gigawatt di rinnovabili, 160 gigawatt di accumulo (tra batterie e idrogeno) accanto a 36 gigawatt di energia nucleare“. Secondo Zollino, numeri alla mano, il nucleare è anche l’energia più sostenibile: “Una centrale con tre o quattro reattori occuperebbe 200 ettari. Per produrre la stessa energia con le rinnovabili di ultima generazione ci vorrebbero 45 mila ettari di pannelli o 230mila ettari su cui distribuire pale eoliche“.
Tra le ragioni elencate da Ain per rivendicare un immediato ritorno al nucleare, c’è l’intermittenza delle fonti rinnovabili: “L’Europa ha bisogno di energia continuativa e gli accumuli non basteranno”, spiega Minopoli. Inoltre, la transizione energetica spinge verso una completa elettrificazione dei dispositivi e quindi per i prossimi anni si prevede una crescita dei consumi elettrici. Un fabbisogno che, secondo i nuclearisti, solare ed eolico non riusciranno a soddisfare neppure se ci fosse una colossale accelerazione nella loro messa a Terra. “Se anche facessimo tutte le rinnovabili immaginabili ci ritroveremo di fronte a un paradosso”, dice Zollino. “Non riusciremmo comunque a soddisfare i picchi di consumo dei mesi invernali, mentre d’estate dovremmo buttare una quota importante dell’energia prodotta dal fotovoltaico. Alla fine quella elettricità non avrebbe alcun valore di mercato e alle aziende non converrebbe più investirci”.
Ed ecco allora l’appello, in tre punti, al Parlamento perché in modo bipartisan favorisca il ritorno del nucleare in Italia. “Il Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima) indica solo gli obiettivi di decarbonizzazione ma non le fonti con cui raggiungerli. Per questo chiediamo che una Pianificazione energetica nazionale che includa il nucleare nel mix energetico”, auspica Minopoli. “A chi obietta che la realizzazione delle centrali nucleari richiede decenni ricordo che per decarbonizzare abbiamo tempo fino al 2050”.
Ma poi c’è l’immediato: la bolletta energetica sempre più cara. “Le aziende italiane dovrebbero poter partecipare alla realizzazione di centrali nucleari all’estero, vicino ai nostri confini. Sia per non restare fuori da questo settore strategico, sia per fare in modo che l’energia costi meno per imprese e famiglie italiane”.
Infine il dilemma del deposito nazionale, la cui collocazione viene rimandata da decenni: “È ora di smetterla con l’ipocrisia, occorre decidere e procedere la sua realizzazione. Chiediamo alla politica”, conclude Minopoli, “di rimettersi al passo con l’industria e la ricerca italiana”.
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[email protected] (Redazione di Green and Blue) , 2022-12-20 16:17:39 ,
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Il post dal titolo: In Italia si riparla di nucleare: i quattro motivi per farlo scitto da [email protected] (Redazione di Green and Blue) il 2022-12-20 16:17:39 , è apparso sul quotidiano online Repubblica.it > Green and blue