Per alcuni, gli spettatori americani in particolare, l’indugiare esasperato della narrazione sulle emozioni soffocate del protagonista, sulla sua totale perdita di speranza e sulle allucinazioni provocate dal lutto può sembrare involontariamente comico. Esistono dei precedenti: in almeno un’occasione, il pubblico statunitense, durante la distribuzione di The Killer, arrivò a ridicolizzare lo struggente “male melodrama” del film. Per fortuna il pubblico europeo è più illuminato, e tuttavia un problema – in effetti – c’è, perché protraendo la premessa tragica introduttiva alla resa dei conti finali per due terzi della narrazione, Woo si concede solo mezz’ora per dispensare sequenze d’azione memorabili. Per fortuna, quella mezz’ora è spettacolare. Spiegando come è riuscito a dirigere questa storia senza dialoghi, Woo ha rivelato: “Ho ideato un nuovo tipo di tecnica basato solo sull’aspetto visivo e sui suoni. È stato interessante cambiare il mio stile: di solito il mio genere di azione prevede un sacco di sparatorie, toni esagerati e romantici. Questa volta i piani sequenza a cui sono ricorso mostrano persone che combattono veramente, scene di lotta vera, veri cazzotti, veri calci, cosicché lo spettatore sia più scioccato, sia più coinvolto con il personaggio. Ora che sto diventando un po’ più vecchio sono contento, con Silent Night, di essere riuscito a fare qualcosa di abbastanza diverso dai miei lavori precedenti”.
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di Lorenza Negri www.wired.it 2023-11-29 15:00:00 ,