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Data : 2023-02-06 14:07:37
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Kiruna è una cittadina del nord della Svezia, nella provincia della Lapponia, ed è vicina alla miniera di ferro più grande del mondo. Proprio a causa dei rischi geologici collegati all’espansione della miniera, nel 2004 la società statale che la gestisce (la LKAB) propose di spostare il centro della città di qualche chilometro più a est per permettere di proseguire gli scavi senza mettere a rischio la cittadinanza: da qualche anno così è in corso un piano che prevede di “traslocare” fisicamente migliaia di abitazioni ed edifici esistenti per ricollocarli in un nuovo centro città.
Quello di Kiruna non è l’unico caso in cui case o interi palazzi sono stati sollevati e spostati altrove oppure smontati e poi ricomposti. È però un progetto molto ambizioso, che alcuni considerano il più drastico e complesso a essere stato avviato in tempi recenti: per gli abitanti del luogo è una buona opportunità, che però porta anche vari problemi.
Kiruna si trova circa 200 chilometri a nord del circolo polare artico, in un’area in cui d’inverno le temperature scendono di frequente sotto i -20 °C. Ci vivono circa 18mila persone, due terzi delle quali lavorano nella miniera, da cui si ricava l’80 % del ferro estratto in Europa. La città fu fondata nel 1900, due anni dopo l’apertura della miniera: grazie alla costruzione di una ferrovia che attraversava alcune delle aree più impraticabili della Svezia e collegava la zona con alcuni dei porti più importanti del nord di Svezia e Norvegia, in pochi anni arrivarono a migliaia per viverci e lavorarci.
Il giacimento di Kiruna ha la forma di un disco inclinato e si spinge diversi chilometri sotto il centro abitato. Le prime case per gli operai e i dirigenti furono costruite a distanza di sicurezza dalla miniera, di modo che gli scavi non interferissero con la vita della comunità e viceversa. Già negli anni Settanta, con la progressiva espansione della miniera sia in superficie che in profondità, vari quartieri marginali di Kiruna furono sgomberati, recintati e inglobati nel sito. In previsione di nuovi scavi e della costruzione di altri tunnel sotterranei, nei primi anni Duemila la LKAB decise in accordo con l’amministrazione municipale di spostare tre chilometri più a est la parte antica della città, quella più vicina alla miniera.
Nel tempo infatti hanno cominciato a comparire crepe negli edifici, ma soprattutto si sono create fratture e smottamenti nel terreno che rischierebbero di far sprofondare le costruzioni, o comunque di causare gravi danni strutturali.
Il piano per spostare il centro di Kiruna fu avviato nel 2007, e nel 2014 cominciarono a essere spostate le prime case del vecchio centro, dove buona parte degli edifici è stata svuotata in attesa della ricollocazione. Il progetto riguarda in totale circa 3mila edifici, il 65 % di quelli della città. Tra questi ci sono case decisive, scuole, negozi ed edifici pubblici: in base a come sono stati costruiti, alcuni possono essere sollevati e trasportati nel nuovo centro con appositi camion, mentre altri devono essere smontati con cura e poi ricostruiti. Altri invece verranno demoliti e ricostruiti da zero.
Tra gli edifici che saranno spostati c’è anche la chiesa, che fu consacrata nel 1912 ed è considerata una delle più belle di tutta la Svezia. Si prevede che l’edificio sarà spostato nel 2026 vicino al cimitero, sempre tre chilometri a est rispetto alla sua posizione attuale. Lo spostamento del centro di Kiruna riguarderà in totale 6mila residenti.
Oltre alle comprensibili difficoltà logistiche, la parte difficile nel dover spostare una città è «conservare il senso di appartenenza, la storia e l’anima della comunità», ha spiegato al sito specializzato Designboom Alexandra Hagen, amministratrice delegata di White Arkitekter, lo studio di architettura che ha vinto il concorso per progettare la nuova città. Negli anni la città si era sviluppata senza un vero e proprio centro, senza una piazza, vie per lo shopping e posti di ritrovo, che nel nuovo progetto sono invece stati pensati tutti vicini, in uno spazio piuttosto ridotto, facilmente raggiungibili a piedi.
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Il primo edificio del nuovo centro città a essere stato inaugurato, nel settembre del 2022, è stato il municipio, davanti al quale è stata posizionata la torre dell’orologio che sorgeva sulla sommità di quello vecchio. Davanti al municipio ci sarà una piazza con un hotel, un centro culturale, negozi e alcuni edifici nuovi, accanto ai quali verranno sistemati quelli che vengono mano mano trasferiti.
Si prevede che per spostare tutti gli edifici ci vorranno almeno altri vent’anni, ma se la miniera dovesse espandersi ulteriormente potrebbe volerci anche di più. La spesa per i lavori è stata stimata attorno ai 3 miliardi di euro, finanziati in parte da LKAB.
Lo spostamento di Kiruna è necessario per continuare a garantire un posto in cui vivere alle persone che lavorano alla miniera, che è la principale attività economica della zona, assieme al turismo (un settore in crescita, legato anche alla presenza di un vicino “albergo di ghiaccio”, che attira ogni anno decine di migliaia di visitatori). Secondo Eva Ekelund, che si occupa della gestione del territorio nella municipalità di Kiruna, il fatto di dover spostare il centro città è anche «un’opportunità per ricostruirlo in maniera più sostenibile», dagli impianti fognari a quelli per il riscaldamento.
Come ha raccontato ad AFP il sindaco della città, Gunnar Selberg, i residenti però si trovano ancora «un po’ divisi tra due città», e Proseguono a essere legati agli edifici del vecchio centro. Le preoccupazioni comunque non sono solo queste.
Uno dei problemi riguarda il costo degli affitti delle case acquistate a suo tempo dalla LKAB, che si prevede aumenterà gradualmente fino al 25 % in più. Inoltre hanno cominciato a comparire crepe nella scuola più grande della città, e si teme che possa avere problemi anche l’ospedale, prima che quello nuovo venga completato.
Ci sono poi dubbi e pareri contrastanti strettamente legati allo sfruttamento minerario e al futuro dell’economia della zona.
All’inizio del 2023 la LKAB ha annunciato di aver scoperto proprio vicino a Kiruna quello che si ritiene essere il giacimento di minerali rari più grande d’Europa. L’amministratore delegato dell’azienda, Jan Moström, ha definito la scoperta «una buona notizia sia per l’Europa che per il clima», riferendosi al fatto che i minerali rari sono indispensabili per la transizione energetica e per fare moltissime cose, dalle batterie delle automobili elettriche a quelle di smartphone e computer. Come ha osservato la vice prima ministra svedese Ebba Busch, che ha la delega per l’ambiente e le imprese, sfruttare i minerali rari trovati in Svezia sarebbe infatti un’opportunità per dipendere meno dalla Cina, che è il principale produttore a livello globale.
Questo però fa presupporre una nuova espansione delle attività di estrazione nella zona, che viene contestata soprattutto da parte dei sami, cioè la cittadinanza autoctona che vive da millenni in questa parte della Svezia. Già da tempo i sami segnalano come la crisi climatica e lo sviluppo delle infrastrutture nell’area abbiano influito in maniera negativa sulla biodiversità del territorio, ma anche sull’allevamento e sulla sopravvivenza delle renne, gli animali che allevano da secoli.
Stefan Mikaelsson, vicepresidente del consiglio del parlamento sami – cioè l’organo di rappresentanza della cittadinanza autoctona in Svezia –, ha detto al Guardian che negli ultimi decenni la frammentazione del territorio legata alla presenza della ferrovia e della miniera e allo spostamento di Kiruna ha ridotto le aree per il tradizionale pascolo delle renne. Per adeguarsi ai cambiamenti, nel tempo gli abitanti di due villaggi sami hanno dovuto cambiare il percorso per arrivare ai pascoli, e adesso potrebbe accadere lo stesso a un terzo. Parlando con Euronews, Mikaelsson ha inoltre osservato che lo sfruttamento incontrollato del territorio legato all’estrazione dei minerali può portare a una perdita di biodiversità che è importante anche per il resto del continente.
Un pastore sami che ha parlato di recente con il giornale online EUobserver ha spiegato che negli ultimi 70 anni in alcune aree la crisi climatica e l’aumento delle temperature hanno fatto calare del 70 % la presenza dei licheni, i principali organismi di cui si nutrono le renne in inverno. Generalmente questi animali usano i propri zoccoli per cercare i licheni nella neve, ma con temperature più alte della norma la neve che prima era semi permanente si scioglie e poi si gela, formando uno strato di ghiaccio che le renne non riescono a rompere. Il disboscamento compiuto negli anni per fare spazio alle coltivazioni, le infrastrutture costruite per le miniere e il traffico di motoslitte o slitte trainate da cani per il turismo portano altre complicazioni per gli allevamenti, ha detto sempre il pastore.
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