di Claudia Catalli
Un brutale omicidio e una sperticata caccia all’uomo, tutti contro uno. È la sfida che intende affrontare The Stranger di Thomas M. Wright, alla sua opera seconda dopo il biopic Acute Misfortune sull’artista Adam Cullen.
In anteprima al 75° Festival di Cannes, vede protagonista l’attore Joel Edgerton di Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni, Star Wars: Episodio III – La vendetta dei Sith e Animal Kingdom. È stato lui ad acquistare i diritti cinematografici del libro The Sting: The Undercover Operation that Caught Daniel Morcombe’s Killer di Kate Kyriacou. Era rimasto scioccato tanto dall’efferato assassinio, quanto dalla caccia all’uomo che definisce “una sorta di Truman Show in cui tutti sapevano chi fosse veramente, perché era circondato da agenti senza saperlo”.
Si riferisce a qualcosa che lo spettatore lo capisce solo a fine film, e questo processo di disvelamento progressivo è voluto, proprio per consegnare a chi guarda la sensazione di straniamento del film. La scena di apertura racconta un incontro casuale – che casuale non è, ma in tutto il film è più importante ciò che sembra verosimile, non ciò che è vero. Un uomo viaggia su un bus, chiacchiera con un vicino di posto che gli accenna di lavoretti per una gang locale da fare insieme a un compagno. Lui accetta e parte lo strano percorso della coppia Sean Harris e Joel Edgerton. I due stabiliscono di giorno in giorno un legame (all’apparenza) molto stretto, quasi fraterno, che di notte si tramuta in spaventosi incubi per chi sa tutto, e sa di dover tacere per arrivare all’agognata cattura.
I due protagonisti di The Stranger sono eccezionali nelle loro performance, Harris è detestabile nella parte del mostro in fuga, Edgerton perfetto e misurato in quelli dell’agente sotto copertura che fa una vita se possibile ancora più soffocante e privativa della persona che insegue.
Thomas M. Wright opera una scelga di regia azzardata ma vincente: chiarire il quadro solo a poco a poco, rischiare di confondere lo spettatore nella primissima parte del film gettandolo subito nella storia senza alcuna introduzione, tra scene mozzate e andirivieni temporali, per poi svelare tutto nell’ultima parte del film, carica di tensione e adrenalina. Riesce a firmare un buon film senza mai scostarsi dal tono monocromatico prescelto: un buio senza fine, e senza possibilità di redenzione. Lo spiega così: “È vero che sono sempre stato affascinato dalle storie complicate, oscure e capaci di portare verità in questo lavoro, ma è altrettanto vero che il mondo di per sé è un posto molto buio, e come tale ho voluto raccontarlo”.
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2022-05-26 14:00:00