Il 12 agosto il ventiduenne Jake Davison ha sparato per strada uccidendo cinque persone a Plymouth, nel sud dell’Inghilterra. Davison, prima di rivolgere l’arma contro se stesso e suicidarsi, ha colpito a morte la madre Maxine, due passanti e un papà con la sua bambina di soli tre anni. La strage ha scosso il Paese non solo per la sua efferatezza, ma anche per il profilo di Jake Davison, descritto come un ragazzo instabile e incline alla rabbia, già autore di un incidente che gli era costato il ritiro della licenza per il possesso di armi da fuoco. Licenza che gli era stata però restituita solo un mese fa, insieme al fucile da caccia con cui ha commesso la strage. Davison si descriveva come un Incel, un celibe involontario.
Con questo termine ci si riferisce a una sottocultura formata da uomini che incolpano le donne per la propria esclusione sessuale e relazionale. Gli Incel si radicalizzano sulle piattaforme online anonime negli ambienti della cosiddetta “maschiosfera” (manosphere), comunità mascoliniste che promuovono ostilità contro il genere femminile e una forte opposizione al femminismo, ritenuto un sistema ormai consolidato che avvantaggia le donne a danno degli uomini. Accanto alla condivisione di esperienze di vita, gli Incel hanno costruito anche una pseudo-teoria socioeconomica, che mescola razzismo, elementi estrapolati dalla psicologia evolutiva e l’idea che la bellezza, il denaro e lo status sociale siano le uniche variabili prese in considerazione in una relazione. Per questo i target degli Incel non sono solo le donne, ma anche gli uomini che riescono ad avere relazioni amorose e rapporti sessuali soddisfacenti.
Lo stadio finale della radicalizzazione è chiamato redpill, pillola rossa, in riferimento alla pillola che Morpheus offre a Neo nel film Matrix e che gli permetterà di aprire finalmente gli occhi. La verità offerta da questa pillola è che le differenze biologiche tra donne e uomini sono tali da condizionare ogni dinamica sociale e che non esiste via d’uscita da questi rigidi meccanismi. Quando si ritiene di aver raggiunto un punto di non ritorno, si parla addirittura di blackpill, pillola nera. Non tutti gli Incel, però, si limitano a rassegnarsi a questa visione dogmatica e disfattista della realtà, ma alcuni arrivano a coltivare desideri di vendetta e di violenza. E a metterli in pratica.
Il primo, e forse più famoso, è stato Elliot Rodger, autore del cosiddetto “Massacro di Isla Vista” nel 2014. Rodger, dopo aver postato online il suo manifesto misogino e aver pubblicato un video su YouTube in cui incitava alla guerra alle donne, accoltellò i suoi coinquilini, guidò fino al campus dell’Università di California, Santa Barbara e sparò prima contro una confraternita di sole donne e poi ai passanti, facendo in tutto sette vittime e quattordici feriti, per poi togliersi la vita. Sei anni dopo il caso, l’International Centre for Counter-Terrorism ha definito la strage commessa da Rodger un caso di “terrorismo misogino”, anche se all’epoca non fu trattato come tale. Dal 2014 a oggi, si sono verificati più di dieci attacchi definibili con questa etichetta.
Il primo caso di sparatoria di massa commessa con l’obiettivo di punire nello specifico le donne risale al 1989, quando il venticinquenne Marc Lépine uccise tredici studentesse e una impiegata amministrativa del Politecnico di Montreal per “combattere il femminismo”: Lépine trovava infatti insopportabile che le donne studiassero materie scientifiche. Nonostante avesse lasciato diverse lettere in cui spiegava la sua missione di vendetta contro il genere femminile, il Canada ha impiegato trent’anni prima di riconoscere la matrice misogina della strage. Nel 2019, nel trentesimo anniversario della strage, l’amministrazione cittadina ha posto una targa nel giardino del Politecnico definendo il fatto un “attentato antifemminista”.
Soltanto un anno prima, l’autoproclamatosi Incel Alek Minassian aveva investito con un furgone dieci persone per le strade di Toronto. Nel 2020, la città è stata teatro di un secondo attacco di matrice misogina, quando un diciasettenne ha ucciso a colpi di machete una donna in un centro benessere e ha cercato di colpirne una seconda. Per la polizia di Toronto, si è trattato di un atto «ispirato dal movimento estremista ideologicamente violento comunemente noto come Incel» e per la prima volta è stato formulato il capo di accusa di “terrorismo misogino”.
Secondo l’International Centre for Counter-Terrorism, quella del terrorismo misogino è «una minaccia crescente» che viene presa sempre più sul serio dalle autorità. Negli ultimi anni sono stati sventati diversi attacchi: a gennaio del 2019 la polizia ha arrestato un uomo che progettava una strage alla manifestazione per l’8 marzo nella città di Provo, nello Utah, e a gennaio di quest’anno uno studente scozzese di 22 anni è stato condannato per aver violato le leggi sul terrorismo ed essersi procurato armi per un attentato. Il giovane ha dichiarato al giudice di sentire un’“affinità” con Elliot Rodger.
L’ideologia Incel è diffusa anche in Italia e così anche la minaccia di terrorismo misogino. A gennaio, la polizia ha arrestato il ventunenne di Savona Andrea Cavalleri con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo e propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale aggravata dal negazionismo. Oltre alla diffusione di materiali razzisti, antisemiti e di apologia della Shoah, Cavalleri propagandava odio per le donne e progettava «una strage di femministe». All’arresto di Cavalleri è seguito anche quello di altre persone che frequentavano chat ed è stata sgominata una rete di militanti di estrema destra.
Nonostante i casi comincino ad accumularsi, per il momento è soltanto il Canada ad aver preso in considerazione la pista Incel e misogina per trattare una sparatoria di massa. Nel caso di Plymouth il terrorismo era stato inizialmente escluso, ma i collegamenti sempre più evidenti di Jake Davison con la sottocultura Incel hanno fatto riconsiderare le accuse. Anche se siamo abituati a considerare una minaccia solo il terrorismo legato al fondamentalismo islamico, è ora di riconoscere che la violenza di massa sta assumendo nuovi volti: a progettare e realizzare stragi sono sempre più persone nate e cresciute nei Paesi in cui commettono gli attacchi, motivati da ragioni politiche e ideologiche che nulla hanno a che fare con la religione o l’immigrazione.
Secondo il database del Center for Strategic and International Studies, i morti degli attentati collegati al suprematismo bianco, alla descrizione razziale e di genere avvenuti negli Stati Uniti tra il 1994 e il maggio 2020 sono state 329. Quelle causate da atti terroristici di matrice religiosa 95. A volte, nell’insistere a identificare un nemico esterno, ci si dimentica di quello che vive dentro abitazione.
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di Jennifer Guerra
espresso.repubblica.it
2021-09-22 07:28:00 ,