In una cartellina chiusa in un cassetto al ministero della Salute c’era una bozza di decreto che rimandava al 4 marzo 2020 che avrebbe previsto l’aggiunta dei comuni nella Bergamasca, Alzano Lombardo e Nembro, alla lista degli 11 paesi già in zona rossa. Quel documento trovato durante le perquisizioni degli investigatori della procura di Bergamo negli uffici del ministero e dell’Iss ha rappresentato per l’inchiesta giudiziaria sulla gestione della pandemia di Covid una sorta di svolta, come riporta il Corriere della Sera. Da quel foglio innanzitutto emergeva la conferma di una situazione già nota per il governo, che per tutta la settimana tra il 2 e il 6 marzo era stato a un passo dall’istituzione della zona rossa nei due Comuni della Val Seriana, dove stava emergendo il focolaio più grave. Mancava però un ultimo passo, scoperto nella perquisizione: alla fine del foglio c’era la firma dell’allora ministro della Salute Roberto Speranza, ma non quella del premier Giuseppe Conte. Speranza era intenzionato a seguire le indicazioni del Cts del 3 marzo, che spingeva per la zona rossa in quei due Comuni. Conte tentennava, fino a decidere per la zona rossa su tutta la Lombardia nella notte tra il 6 e il 7 marzo. Quel dettaglio ha portato la procura di Bergamo a indagare l’ex premier per la mancata zona rossa, che secondo gli inquirenti avrebbe potuto evitare almeno 4mila vittime. Speranza invece non viene chiamato in causa, se non per la mancata applicazione del Piano pandemico, che ogni paese dovrebbe attiva su richiesta dell’Oms.
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Scritto da Redazione perwww.open.online il 2023-03-03 06:15:37 ,