Lyconet è una società di marketing multilivello che col suo modello di business ha convinto persone in tutto il mondo di potersi arricchire senza troppo sforzo e diventare imprenditori di se stessi. I giornalisti di Backstair, l’unità investigativa sotto copertura di Fanpage.it, sono entrati nello schema proposto dalla società che negli ultimi mesi è diventato virale su tutti i social network, incoraggiando tantissimi giovani a farne parte.
Ripetono un copione preciso, parlano di guadagni facili e libertà finanziaria: sono un team di giovanissimi “imprenditori digitali” che spopola su Tiktok. I loro video sono virali, raggiungono milioni di giovanissimi. Come rivelato nell’inchiesta di Backstair, l’unità investigativa sotto copertura di Fanpage.it, questi influencer, che parlano a nome di CashFlow SetUP – un gruppo nato nel 2018 molto attivo sui social – in realtà operano per conto di Lyconet, una società di multilevel marketing presente in tutto il mondo e il cui operato è stato sanzionato in diversi Paesi.
“Non si guadagna lavorando, ma pensando”, ripetono nelle decine e decine di video virali sui social. Quella che pubblicizzano è l’idea di diventare imprenditori di sé stessi, guadagnando molto e lavorando poco. Mostrano pacchi di banconote, abiti eleganti e ostentano una vita di successo: è questo quello che vende il team di CashFlow SetUP, un gruppo di micro influencer che usa i social per diffondere il verbo della “libertà finanziaria”. Diventare imprenditori di sé stessi è semplice: basta cliccare sul “link in bio” di questi influencer per avere un assaggio di quello che rappresentano come un futuro brillante.
Come funziona lo schema: il cashback
Per capire come funziona questo mondo, una giornalista di Backstair entra in contatto con il leader del gruppo, Mihail Mirzac, fingendosi interessata al progetto. Mirzac spiega che il loro modello di business si fonda sul cashback, ovvero il vantaggio di ricevere un rimborso in base agli acquisti. Più si spende, più si risparmia. Il tutto su una piattaforma che è il cuore pulsante di tutto: myWorld, la shopping community di Lyconet, la società multilivello dentro cui opera il team di Mirzac. Cashflow è solo uno dei numerosi team che orbitano nella galassia di Lyconet, ma tutti lavorano allo stesso modo in funzione della casa madre.
Quella di Lyconet una realtà complessa e articolata, una macchina intricata fatta di diversi compartimenti che da circa vent’anni opera nel mondo del multilevel marketing e di cui Cashflow SetUP è solo una delle tante vetrine con cui si mostra al mondo. Dietro tutto ciò c’è Lyoness, una società di marketing nata nel 2003 in Austria e ad oggi attiva in oltre 50 paesi. Si estende nei cinque continenti e vanta una comunità commerciale composta da oltre 15 milioni di membri. A fondarla è stato l’austriaco Hubert Freidl, un imprenditore di successo il cui nome, insieme ad altri responsabili della società, compare all’interno dei Paradise Papers, i documenti che rivelano gli investimenti nelle società off shore di Malta.
Lyoness ha due aree commerciali: la shopping community di myWorld e l’investment company, cioè Lyconet, settore nato nel 2014, quando tutte le attività di network marketing di Lyoness – ovvero l’attività di pubblicizzare e attrarre nuovi clienti mediante la figura del marketer – sono state raggruppate sotto il nuovo marchio, Lyoness Community Network.
Il nodo del progetto sta nel trasformare ogni cliente in un venditore, ogni consumatore in un marketer: “Puoi offrire la possibilità di risparmiare, questo è il tuo lavoro”, spiega Mirzac. Suggerendo alle persone di scaricare l’app di myWorld e invitandole a spendere per avere il cashback, il marketer ottiene l’1% sulle spese. “È un modello di business, il nostro, win win win, perché vincono tutti: i clienti, i marketer, le aziende”, aggiunge Mirzac. Ma il lavoro del marketer non si ferma qui: “Le persone ti chiederanno di passare alla parte business, per poter fare quello che fai tu, e allora tu guadagnerai il 5% sui loro guadagni”. Si tratterebbe quindi di un’entrata automatica progressiva passiva, come la definiscono questi guru della libertà finanziaria.
I guadagni arrivano dalla “linea” che si crea sotto il marketer: più frutta la catena di clienti-marketer, più si sale di livello nella piramide di Lyconet. I livelli in tutto sono otto. Si apre così una scala di compensi in base al volume di acquisto generato: più si sale di livello, più il compenso sarà elevato.
Lo schema piramidale
Lyoness è una macchina complessa il cui operato è stato spesso oggetto della magistratura in diversi Paesi. È successo in Polonia, dove l’Ispettorato finanziario, l’autorità responsabile delle indagini economico-finanziarie, ha puntato i riflettori sulla società. Condanne definitive come “sistema piramidale” sono arrivate in Austria e Svizzera, mentre in Norvegia per Lyconet è arrivato il divieto di attività.
“Lo schema piramidale si può definire come l’attività di un’azienda il cui proprio fatturato dipende per la maggior parte non tanto dalla vendita di un prodotto o di un servizio al cliente finale, ma dal catturare risparmi dalla propria rete vendita”, spiega a Backstair Antonio Russo, consulente e ideatore di Gazzetta Diretta – osservatorio degli schemi piramidali. Che è esattamente quello che è successo nel mondo Lyconess/Lyconet.
In Italia, invece, Lyoness è stata oggetto di una procedura da parte dell’Agenzia della concorrenza e del mercato. Nel 2018, l’Agcm ha accertato la scorrettezza del sistema di promozione utilizzato dalla società Lyoness Italia S.r.l. per diffondere fra i consumatori una formula di acquisto di beni con cashback, proprio perché integra un sistema dalle caratteristiche piramidali, fattispecie annoverata dal Codice del consumo tra le pratiche commerciali in ogni caso ingannevoli. Per questo l’Antitrust ha imposto alla società il pagamento di una sanzione di 3,2 milioni di euro.
“Quando parliamo di Lyconet dobbiamo tenere a mente che l’azienda nasce come myWorld nel 2005. La parte che è stata sanzionata in Italia per schema piramidale – e in altri paesi è stata proprio indicata come truffa – è la parte definita Lyoness, che è nata per distribuire, promuovere e pubblicizzare la piattaforma che viene considerata a tutti gli effetti l’azienda madre. La piattaforma su cui si basa tutto il sistema è perfettamente legale ed è una piattaforma di cashback. Io prendo la loro tesserina, vado in una attività convenzionata e ottengo uno sconto, che può essere o immediato o in shopping point – spiega ancora Russo – Quello che l’autorità italiana ha sanzionato all’interno dell’azienda è il lato pubblicitario: l’azienda per diffondersi ha utilizzato il network marketing. Ha detto al marketer ‘tu diventi mio promoter, distribuisci le tesserine, ogni volta che quello che hai trasformato in un cliente spende, tu guadagni’. Nel tempo questo si è trasformato in quello che Agcm ha riconosciuto come schema piramidale”.
Come in una setta
i morti del sistema Lyconet in Italia sono migliaia. “Mio marito aveva investito circa 10 mila euro. Nel corso del tempo è cambiato perché con questa storia era diventato molto insistente: parlava continuamente di Lyconet, cercava di fissare appuntamenti. Facevano pressione psicologica, inculcando metodi per arrivare all’obiettivo: lavaggio del cervello”, racconta la moglie di un ex marketer. Dopo la morte del marito, la donna si è rivolta alla polizia.
Anche la figlia ricorda il mondo di esaltazione in cui si muoveva il padre: “Erano fomentati tra di loro, si incoraggiavano a vicenda. Applausi, urla, abbracci. Quando si incontravano, a queste convention in hotel di lusso, si ripetevano: ‘L’anno prossimo ci rivedremo e saremo tutti ricchi’. Io penso che il sistema in cui era entrato mio padre fosse una setta a tutti gli effetti, perché lui è entrato in un periodo di grande fragilità e lo schema è partito proprio da questo: una persona l’ha avvicinato e gli ha fatto credere di aver sprecato 50 anni della sua vita. Marciavano sulla fragilità delle persone, e questa è la cosa che mi ha fatto più male: sapere che qualcuno si sia approfittato della sua debolezza in un momento molto delicato della sua vita”.
Chi capisce di essere finito impigliato in una rete troppo grande, dopo aver perso migliaia di euro, si è rivolto ad avvocati per provare ad avere indietro parte della somma persa, dando vita a una vera e propria class action. “Ci hanno contattato più di 500 persone”, spiega l’avvocata Simona Fell dello studio legale Leone-Fell, che si sta occupando del caso. “Stiamo richiedendo più di un milione di euro di rimborsi. Ci sono persone che hanno versato anche più di 50mila euro attraverso questo sistema ingannevole di promozioni e di facili guadagni e si sono trovati a coinvolgere anche i propri familiari”.
“Il problema vero non è l’azienda che propone uno schema piramidale, sono le persone sotto, che vengono convinte a entrare da un influencer che loro considerano il loro leader. E quindi si viene a creare una specie di setta religiosa vera e propria in cui è il leader che decide e tu sei un suo adepto, fai quello che lui ti dice”, continua Antonio Russo.
Quanto bisognava investire per “fare soldi”
Dopo essere entrati in Lyconet, per poter sperare di scalare gli otto livelli bisogna investire cifre considerevoli e regolari. “99 euro al mese sono innanzitutto per produrre dei career points nostri”, spiega un ragazzo appena maggiorenne che è entrato da qualche mese in Lyconet. Più career points si accumulano, più si sale di livello. Se a fine mese non sono abbastanza, esiste una scorciatoia: acquistare altri pacchetti (fino a un massimo di tre, dopo le sanzioni) e altri prodotti.
Nel tempo i prodotti venduti da Lyoness sono cambiati: questo è il tempo delle azioni. “Dopo la sanzione si sono resi conto di aver perso la credibilità con i vecchi membri, perché hanno promesso per anni dei rendimenti che non ci sono stati e sono stati costretti a vendere dei nuovi pacchetti, sono soltanto scuse per attivare nuovi investimenti, ma a colpi di migliaia di euro. Hanno iniziato a vendere delle alternative, tra queste le azioni”, spiega Russo.
“Venivamo pagati veramente pochissimo, ho dovuto fare dei fatturati importanti nel mese per capire bene questa cosa. Venivamo veramente pagati con una percentuale bassissima. Praticamente non c’era nessuno nel mio team che guadagnasse effettivamente”, spiega Emma Mantovani, ex marketer e per anni junior ambassador dell’azienda austriaca.
È dal 2018 che Lyconet spinge i suoi marketer a investire nelle azioni, annunciando una sempre imminente quotazione in borsa, che però non è mai arrivata. Eppure in tanti credono che questo investimento sia fondamentale per la libertà finanziaria di cui sono in cerca: “Nei 99 euro del pacchetto mensile sono comprese anche delle azioni che frutteranno quando l’azienda debutterà in borsa il prossimo luglio”, spiega alla giornalista infiltrata di Fanpage.it un giovane marketer. Lyconet “sarà quotata in borsa, per chi è dentro – tipo noi che stiamo accumulando azioni già da qualche mese – il potenziale è molto grande”, afferma uno dei leader di CashFlow.
A luglio 2023, infatti, Lyconet ha compiuto venti anni e la multinazionale ha pensato di festeggiare con un mastodontico evento in Germania. Per partecipare bisognava acquistare un biglietto da 400 euro. Quello dei biglietti – spiegano alla giornalista di Backstair – è un vero e proprio business: comprando un pacchetto di biglietti a un prezzo di favore, si può rivenderli poi a prezzo di mercato, guadagnandoci. “Ci hanno detto che erano disponibili dei pacchetti da dieci e da venti biglietti, così sono andato in banca e ho chiesto un prestito di 5mila euro”, afferma uno dei marketer. Quando la giornalista gli chiede quanti biglietti è riuscito a vendere, risponde che non ne aveva venduto nemmeno uno, ma rimaneva fiducioso. Un altro marketer rivela di aver chiesto un prestito al lavoro per comprarne dieci, ma ora sta pensando di fare come il suo collega e rivolgersi a una banca: “Se vuoi cambiare la tua vita, devi chiedere un prestito”, confessa alla giornalista infiltrata.
La Corte di Giustizia stronca Lyconet
L’8 giugno 2023, a qualche settimana dal super evento in Germania, il mondo di Lyconet trema. “I clienti Lyoness non sono considerabili consumatori solo quando il loro rapporto con Lyoness può essere attribuito alla loro attività commerciale o professionale generale”: così la Corte di Giustizia Europea, con la sentenza C-455/21, scioglie uno dei nodi cruciali del sistema Lyconet/Lyoness e spiega che i promoter di questo società sono dei consumatori a tutti gli effetti e hanno, per questo, diritto al rimborso, che invece l’azienda nega loro considerandoli degli imprenditori indipendenti.
Qualche mese dopo questa sentenza, il 24 ottobre 2023 Lyoness Italia s.r.l. comunica che è stata aperta la procedura di fallimento per Lyoness International AG e Lyoness Europe AG, entrambe con sede a Buchs, in Svizzera. Lyoness Italia che gestisce la comunità d’acquisto nel nostro Paese e che è controllata al 100% proprio da Lyoness Europe AG, rimane attiva, ma cambia i suoi vertici. Edoardo Moretti, dopo 12 anni alla guida del ramo italiano della multilevel agency, cede il posto al manager austriaco Richard Meixner. Sul suo conto si sa poco o niente, solo che era uno dei tanti a gravitare nel vasto universo di Lyconet.
Perfino il suo predecessore, Edoardo Moretti, conosce molto poco di lui e quando il team di Backstair lo incontra, lo ricorda così: “Mi è stato presentato come persona che già collaborava. Mi sono stati presentati decine, centinaia di manager di altre nazioni. Io ho sempre visto passare di tutto, non è che mi domando chi è chi.” Moretti sostiene di non poter parlare delle questioni che riguardano l’azienda in cui ha lavorato per più di un decennio e si rifiuta di dare spiegazioni alle migliaia di vittime del sistema Lyconet: “Avranno le spiegazioni da chi è in grado di fornirle”. “Io ho fatto sempre tutto quello che andava fatto”, si giustifica, negando di essere a conoscenza di qualsiasi dettaglio riguardo il fallimento delle due aziende svizzere e del cambio di guardia ai vertici. Dopo molta insistenza, Moretti ammette però che qualcosa è sicuramente andato storto: “È chiaro che delle cose non hanno funzionato, ma non è deceduto nessuno”.
i morti perfette
Molti ex utenti di Lyconet, anche giovanissimi, abbagliati dalle promesse del successo, hanno investito tutti i loro averi. L’identikit della vittima perfetta di Lyconet – e per gli schemi piramidali, in generale – esiste, dice Russo: “È un ragazzetto che non riesce – per una questione economica, di famiglia, di istruzione, a capire quale è la strada migliore per accedere al mondo del business – e quindi riconosce in Lyconet una sorta di scorciatoia per diventare imprenditore. Io non li considero complici del sistema, ma ingenui”.
Durante un evento esclusivo di presentazione dell’ultimo prodotto in casa Lyconet, la giornalista infiltrata ha modo di entrare in contatto con i “micro influencer” che hanno deciso di aderire al progetto, convinti di poter presto godere dei risultati. Sono tutti poco più che maggiorenni, con l’ambizione di farcela e il sogno del successo. Due di loro, ventenni, sono entusiasti perché hanno appena lasciato il loro vecchio lavoro: “Io e il mio ragazzo abbiamo iniziato dieci mesi fa, questo mese ci siamo licenziati”. “Io faccio il commesso in un supermercato, ma spero di poter lasciare presto il lavoro per dedicarmi solo a questo progetto”, dice un altro.
A differenza di questi ragazzi, tanti altri hanno aperto gli occhi e si sono rivolti all’avvocata Simona Fell, nella speranza di poter recuperare se non tutta, almeno una parte delle cifre che hanno dato a Lyconet. “Ho investito 10mila euro in tutto”, dice una vittima poco più che ventenne. “Proponevano delle entrate mensili senza fare assolutamente niente. Mi vedevano più come il portafogli della situazione”, aggiunge. E un’altra giovane vittima gli fa eco: “Veniva mostrato tutto come un giardino dell’Eden, una vita di guadagni senza troppi sforzi eccessivi. Ci sono caduto con tutte le scarpe”.
Source link
di Backstair
www.fanpage.it
2024-03-27 06:53:16 ,