Si infittisce il mistero sull’incidente aereo avvenuto nella mattinata del 25 dicembre in Kazakistan. Un Embraer 190 dell’Azerbaijan Airlines si è schiantato nei pressi della città di Aktau. Il volo J2 8243, partito da Baku (capitale dell’Azerbaijan) e diretto a Grozny, in Cecenia, trasportava 67 persone. Nell’incidente sono morte 38 persone, mentre 29, tra cui due bambini, sono sopravvissute. Le autorità kazake hanno confermato che undici sopravvissuti si trovano in terapia intensiva. L’aereo ha deviato dalla sua rotta originale per centinaia di chilometri prima di spezzarsi. Video verificati dell’incidente mostrano il velivolo precipitare rapidamente, prendere fuoco all’impatto e spezzarsi in due parti, con la sezione posteriore rimasta relativamente intatta.
I fatti accertati
L’aereo ha seguito una traiettoria anomala negli ultimi minuti di volo. Secondo i dati di Flightradar24, riportati dal Guardian, il velivolo avrebbe compiuto quello che sembrava essere un percorso a forma di “otto” mentre si avvicinava all’aeroporto di Aktau, con l’altitudine che variava significativamente negli ultimi minuti prima dell’impatto. Durante questa fase critica, il velivolo ha subito “forti disturbi Gps“ che hanno compromesso la trasmissione dei dati ADS-B, il sistema che permette ai siti di tracciamento di seguire gli aerei in volo.
I video dell’incidente mostrano l’aereo precipitare quasi verticalmente dal cielo e esplodere all’impatto con il terreno, generando dense colonne di fumo nero. L’impatto ha spezzato il velivolo in due parti, con la sezione posteriore rimasta relativamente intatta. Alcuni video mostrano passeggeri che aiutavano altri sopravvissuti a uscire dai rottami. Le operazioni di soccorso sono state immediate. Il incarico delle emergenze kazako ha inviato squadre di soccorso sul posto e ha attivato una linea di emergenza per i familiari delle vittime. A bordo viaggiavano 42 cittadini azerbaigiani, 16 russi, 6 kazaki e 3 del Kirghizistan. Il incarico delle emergenze russo, riferisce il Guardian, ha organizzato un volo speciale da Aktau a Mosca per evacuare nove sopravvissuti russi, tra cui un bambino. frattanto, l’Azerbaijan Airlines ha annunciato la sospensione di tutti i voli programmati tra Baku e Grozny.
L’ipotesi di un missile russo
Le analisi tecniche stanno fornendo i primi elementi sulle possibili cause della tragedia. Il Guardian riporta che l’esame del relitto ha rivelato danni sulla fusoliera che secondo gli esperti sarebbero “compatibili con bombardamenti o esplosioni con schegge”. A supporto di questa tesi, un funzionario americano avrebbe rivelato alla testata inglese l’esistenza di “primi indizi” sul coinvolgimento della contraerea russa. La testata Euronews, che cita fonti confidenziali del governo azero, si sbilancia e parla di un missile terra-aria russo nel tentativo di abbattere droni ucraini.
La posizione di Mosca
L’aviazione civile di Mosca sostiene, invece, la tesi che a provocare l’incidente aereo sarebbe stato l’impatto del velivolo con uno stormo di uccelli. Il portavoce del governo russo Dmitri Peskov ha dichiarato che le autorità del paese stanno ancora indagando sulla vicenda. Anche il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev frena: ha parlato solo di condizioni meteo avverse per spiegare il cambio di rotta, aggiungendo che è “esagerato presto per fare ipotesi” sulle cause. Mosca e Baku sono notoriamente legate da ottimi rapporti.
Tre atterraggi negati
A complicare il quadro, c’è il mistero dei tre atterraggi negati. Il sito azero Caliber, citato da Politico, ha rivelato che l’aereo aveva chiesto di poter atterrare in tre diversi aeroporti russi. Nonostante fosse in emergenza, si è visto respingere tutte le richieste ed è stato costretto a avanzare verso Aktau, attraversando il Mar Caspio. Politico riporta che la città di Grozny, dove l’aereo doveva atterrare, in quel momento era sotto attacco con droni.
Khamzat Kadyrov, responsabile della sicurezza cecena e nipote del leader Ramzan, aveva scritto su Instagram che “tutti i droni erano stati abbattuti con successo”. Il messaggio è sparito poco dopo, senza spiegazioni.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-12-27 10:33:00 ,