Tra alti e bassi, in India l’ecosistema delle startup continua ad attirare l’attenzione globale. E non solo per il fatto che, con circa 61.400 startup registrate, è il terzo più grande ecosistema di startup al mondo dopo Stati Uniti e Cina.
Per ricostruire la giostra di eventi si deve partire dal 2021, anno in cui le startup indiane hanno raccolto una cifra record di 49 miliardi di dollari di finanziamenti, e un numero senza precedenti di esse, 44, sono diventate unicorni. Quest’anno la situazione si è raffreddata: secondo un report della piattaforma Tracxn nel 2022 si è registrato un calo del 35% su base annua dei finanziamenti, ma c’è stata qualche schiarita: a novembre sono stati versati 1,27 miliardi di dollari di finanziamenti nell’ecosistema delle startup indiane, il massimo in un solo mese da luglio – un trend positivo aiutato da investimenti in fase iniziale e di crescita. Il futuro, sostengono gli analisti indiani, è altrettanto positivo, almeno stando agli ultimi dati diffusi dalla piattaforma di finanziamento StrideOne, secondo la quale l’ecosistema ha il potenziale per contribuire del 4-5% al prodotto interno lordo del Paese nei prossimi tre o cinque anni.
I rapporti Italia-India
Previsioni velate di patriottico ottimismo o uno spazio cui è necessario guardare con attenzione? “Al di là della retorica, l’ho sviluppo è in atto, così come è un fatto reale la crescita indiana in termini di startup e unicorni, nonché lo sviluppo del settore nel suo insieme – premette l’ambasciatore Antonio Armellini, vicepresidente esecutivo dell’Associazione Italia India per la cooperazione fra i due Paesi (Aiicp) -. Sul versante italiano l’interesse c’è ma non è ancora perfettamente messo a fuoco. La crisi energetica ha fatto sì che molte aziende siano ora frenate all’idea di esplorare nuovi mercati, perché si ritiene che quella indiana sia da sempre una promessa non ancora attuatasi. Ora tuttavia è realtà, e il rischio nel non esserci è quello di perdere dei treni”.
I problemi sono quelli noti, dallo sviluppo a macchia di leopardo alla necessità di creare sufficienti posti di lavoro per una gente che ormai è la più vasta al mondo. “Da un lato, l’indice di crescita super il 6%, dall’altro parliamo di un Paese solo parzialmente industrializzato, che però punta a spostare tecnologia avanzate dalla Cina al suo territorio. Il passaggio da economia agricola a manifatturiera è per forza di cose lento e problematico, ma gli sforzi in atto, ad esempio a livello infrastrutturale alla modernizzazione industriale, qualche sforzo lo stanno dando”, prosegue Armellini.
I numeri, gli ampi spazi di crescita e le eccellenze in fatto di high-tech, però, favoriscono l’interesse internazionale. Per l’ambasciatore, “se guardiamo oggi al top delle industrie nei settori di alta tecnologica, industriale e della finanza, troviamo nomi indiani, complice l’ampia diaspora indiana. In Italia la percezione di chi si affaccia su questo mercato è ancora piuttosto, c’è forse un interesse maggiore da parte dell’industria della difesa, che cerca di superare la questione marò”. A livello di sistema Paese, continua l’ambasciatore, la direzione è quella giusta, come dimostra l’inaugurazione della nuova sede consolare italiana nella città simbolo della Silicon Valley indiana. “Bangalore significa attenzione al mondo della tecnologia avanzata, dove eravamo assenti, e questo è certamente importante. Se allarghiamo poi lo sguardo allo spettro dei nostri rapporti bilaterali, sono superati i 10 miliardi di interscambio. Insomma, movimento c’è, ma molto al di sotto delle sue potenzialità”.
Startup e interessi
È in questo scenario che a fine novembre si è tenuta la seconda edizione dell’Italy India Innovation Day Milano promossa da Aiicp, nel corso del quale un gruppo selezionato di startup e scaleup indiane hanno presentato tecnologie, prodotti, servizi e soluzioni di interesse per le aziende italiane coinvolte, da Bonfiglioli a Danieli, da Piaggio a Pininfarina. Tra le startup presenti anche Ethereal Machines, che si occupa di costruire macchine per aiutare a produrre componenti di ingegneria di precisione in modo più rapido ed economico, spiega il responsabile operativo Sumeet Patil: “Siamo una delle poche aziende al mondo che ha perfezionato la tecnologia di produzione a 5 assi. Con le nostre macchine serviamo clienti nei settori aerospaziale, automazione, difesa e sanità”.
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di Cristina Piotti www.wired.it 2022-12-31 16:30:00 ,