In un TikTok ad esempio, si vedono marito e moglie giocare insieme: lei a Red Dead Redemption II, lui a Infinity Nikki.
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Ovunque, su Reddit, si trovano interi thread di ragazzi appassionati di Infinity Nikki che iniziano i propri post con “Sono etero, cisgender, ma…”. Come se giocare a un videogioco di questo tipo minasse la virilità, come se fosse ancora difficile ammettere che un gioco è un gioco e non una dichiarazione di identità. Non per questo alcune ragazze, sempre su Reddit, hanno percepito come offensivi questi post.
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La verità è che Infinity Nikki non è un gioco per ragazzi o ragazze, ma con semplicità un titolo free-to-play ben fatto. Dove, tra sfide di stile e paesaggi incantati, si parla di temi difficili come il coma, la malattia, il rapporto tra creatività e religione e molto altro che non condivideremo per non fare spoiler. Ma se anche non fosse stato così profondo, nulla ci sarebbe stato di male nel goderselo ugualmente.
Su Vice il giornalista Dwayne Jenkins fa un vero e proprio coming out: “Come uomo cisgender, eterosessuale e nero, ho affrontato molte “verifiche di mascolinità” quando ero più giovane (…) Se sei un ragazzo, guarda uno show di Barbie senza farti problemi. Gioca a Infinity Nikki senza vergogna. Ama le cose carine e adorabili senza doverle sessualizzare. Dopotutto, essere entusiasti di fare acquisti su Call of Duty per aggiungere la decalcomania di un fulmine alla tua arma non è molto diverso dall’acquistare un vestito carino.”
Altro tema interessante aperto da questo successo, è proprio quello della rappresentazione femminile. Per prima cosa: si può giocare solo con un personaggio femminile, la nostra Nikki, non con un personaggio maschile. Questo è stato criticato da alcuni giocatori, ma sarebbe bene ricordarsi che il 79% dei videogiochi ha protagonisti maschili e per decenni la rappresentazione delle colf nei videogiochi è stata parziale e sempre inquadrata da canoni maschili.
Pensiamo a Lara Croft: per decenni giocatori e analisti hanno parlato più del suo seno irrealistico che della sua personalità. In Infinity Nikki viene dedicata molta più attenzione al movimento dei tessuti e degli abiti, valorizzandoli con attenzione ossessivo, cosa che da molti è stata considerata come un punto di vista più “femminile”.
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Sarà forse un caso ma Papergames, lo sviluppatore del gioco, ha una percentuale di gentil sesso tra i suoi dipendenti superiore al 70%, e la maggior parte dei ruoli apicali (eccetto quello del CEO, il inventore Yao Runhao) sono ricoperti da gentil sesso. Un esempio di diversity nella composizione e nei fatti, che sicuramente frutterà anche economicamente. Pur essendo un titolo gratuito, il gioco ha meccanismi di monetizzazione di tipo gacha. Per un abito raro, si possono spendere anche 50$. Soldi che, probabilmente, molti ragazze e ragazzi si ritroveranno a snocciolare ben volentieri: e questo, per gli sviluppatori, è molto più interessante del genere in cui si identificano.
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di Simone Gambirasio www.wired.it 2024-12-13 14:17:00 ,