Aveva 56 anni la paziente cinese, originaria della provincia di Guangdong, morta il 16 marzo a seguito dell’infezione con il ceppo H3N8 dell’influenza aviaria. A comunicarlo è una nota dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità (Oms) dell’11 aprile. Si trattava del terzo caso di infezione umana con questo specifico ceppo virale (diverso, lo ricordiamo, dall’H5N1 che ha colpito nei mesi scorsi la fauna selvatica nelle zone del Garda) dell’aviaria e che non sembrerebbe facilmente trasmissibile fra gli esseri umani: al momento non sono infatti stati riportati altri casi fra le persone che erano venute a contatto con la paziente.
Che cosa sappiamo
Il caso era stato notificato il 27 marzo dalla National Health Commission of the People’s Republic of China, l’ente nazionale di sanità cinese, e la donna era stata poi ricoverata il 3 marzo a causa di una grave polmonite. Secondo quanto comunicato da Oms, la donna era esposta al contatto con pollame vivo e uccelli selvatici, ma le autorità stanno ancora indagando su come sia esattamente avvenuto il contagio. Già prima di contrarre l’infezione da H3N8, la paziente presentava diverse patologie. Per quanto riguarda gli altri due casi, anche questi rilevati in Cina ad aprile e maggio del 2022, uno aveva sviluppato sintomi gravi, mentre l’altro era andato incontro a una malattia lieve. Per entrambi, il contagio era probabilmente avvenuto a seguito di contatto diretto o indiretto con pollame infetto, e, anche allora, non erano stati riportati casi di contagio fra i loro contatti.
Niente allarmismi, necessaria sorveglianza globale
“Sulla base delle informazioni disponibili – si legge nella nota di Oms – sembra che questo virus [H3N8, nda] non abbia la capacità di diffondersi facilmente da persona a persona e quindi il rischio di diffusione tra gli esseri umani a livello nazionale, regionale e internazionale è considerato basso. Tuttavia, a causa della natura in costante evoluzione dei virus influenzali, l’Oms sottolinea l’importanza di una sorveglianza globale per rilevare i cambiamenti virologici, epidemiologici e clinici associati ai virus influenzali circolanti che possono avere un impatto sulla salute umana (o animale)”. Secondo Oms, sarebbe infatti necessario sensibilizzare la gente sulla necessità di evitare per quanto possibile il contatto con ambienti ad alto rischio, e, a maggior ragione, con volatili malati o decessi per cause sconosciute, esattamente come avevano sottolineato le autorità competenti durante il picco di casi di uccelli selvatici colpiti da H5N1 nel nord Italia. “I viaggiatori che si recano in Paesi con focolai noti di influenza animale – prosegue la nota – dovrebbero evitare gli allevamenti, il contatto con gli animali nei mercati di animali vivi, l’ingresso in aree in cui gli animali possono essere macellati, o il contatto con superfici che sembrano essere contaminate da feci animali o altri fluidi corporei”. Inoltre, valgono sempre le regole di igiene personale che abbiamo ormai imparato nel corso della pandemia da Covid-19. In base alle informazioni che abbiamo al momento, comunque, l’Oms non ritiene necessaria l’applicazione di restrizioni ai viaggi o al commercio.
Leggi tutto su www.wired.it
di Sara Carmignani www.wired.it 2023-04-12 13:40:17 ,