“Per estrema cautela e a causa della continua diffusione dell’influenza aviaria nelle mucche da latte, nel pollame e in casi sporadici nell’uomo, i consumatori non dovrebbero bere il latte crudo interessato”, si legge in una nota rilasciata dal Dipartimento di salute pubblica californiano (Cdph), da quando il virus dell’influenza aviaria è stato scoperto in un lotto di latte crudo prodotto e venduto in California. L’agenzia, tuttavia, ha anche affermato che per ora nessuna malattia è stata associata al lotto di latte crudo venduto e che il latte pastorizzato rimane sicuro da bere.
La vicenda
Giovedì scorso, il laboratorio di sanità pubblica della contea di Santa Clara stava testando prodotti a base di latte non pastorizzato venduti nei negozi al dettaglio quando uno dei campioni è risultato positivo all’influenza aviaria H5N1. Il giorno successivo, quindi, su richiesta della Stato, l’azienda produttrice californiana Raw Farm ha emesso un richiamo volontario del lotto interessato, i rivenditori lo hanno quindi ritirato, mentre chi lo ha già acquistato è stato inviato a restituirlo immediatamente al punto vendita di acquisto. Il campione, inoltre, è analizzato ulteriormente anche dal California Animal Health and Food Safety Laboratory. “Tutti i risultati eseguiti da Raw Farm e tutti i test ufficiali del Cdfa (l’agenzia statale della California che regola e testa i prodotti Raw Farm) sono stati negativi. Non sono state riportate malattie”, ha fatto sapere in una nota l’azienda.
Il latte: crudo e pastorizzato
Il latte crudo, ricordiamo, può trasportare agenti patogeni. Da tempo, infatti, gli esperti mettono in guardia dal consumo di questo prodotto a causa degli elevati rischi di malattie di origine animale. Come ricorda il Cdph, per esempio, sono state già segnalate epidemie dovute a Salmonella, Listeria monocytogenes, E. coli, Brucella, Campylobacter e molti altri batteri correlati al consumo di latticini crudi. Il latte pastorizzato, invece, è sicuro da consumare in quanto la pastorizzazione, ossia il processo di riscaldamento del latte a specifiche temperature per un certo periodo di tempo, è in grado di inattivare batteri e virus che possono causare malattie, inclusa l’influenza aviaria.
Si alza l’allerta sull’aviaria
Se da una parte c’è chi si dichiara sostenitore dei benefici del latte crudo, come Robert F. Kennedy Jr., capace da Donald Trump come futuro ministro della Sanità, dall’altra gli esperti Proseguono a ricordare i rischi legati al consumo del latte non pastorizzato. Nel caso dell’influenza aviaria, per esempio, gli esperti del dipartimento di salute pubblica californiano, Paese che nel 2024 ha registrato 29 casi ufficiali di influenza aviaria tra le persone (solamente alcuni giorni fa i Cdc hanno segnalato il primo caso pediatrico nella storia degli Stati Uniti), affermano che “anche solo toccare occhi, naso e bocca con le mani non lavate dopo aver toccato il latte crudo contaminato può causare un’infezione”. Ad esprimere la sua preoccupazione è stato anche Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive all’ospedale policlinico San Martino di Genova, che sottolinea come la pastorizzazione non fa perdere la qualità al prodotto. “Si deve lavorare perché tutto il latte venga pastorizzato: è un processo che facciamo da 200 anni e rende il latte privo di rischi batteriologici e virali perché abbatte la carica microbica”, spiega l’esperto all’Adnkronos Salute. “Quello che vediamo da mesi sono i segnali che l’aviaria si sta avvicinando prepotentemente all’essere umano, siamo circondati. La mucca è l’animale più vicino all’uomo, dal latte ai derivati. Quindi va alzata molto l’attenzione sul tema dell’aviaria”.
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di Marta Musso www.wired.it 2024-11-27 10:41:00 ,