di Viola Stefanello
“A partire dal 25 ottobre, non avrai più accesso ai link sticker perché hai condiviso dei contenuti che violano le linee guida della nostra comunità”. Poi, due opzioni: “ok” o “vedi le linee guida della comunità”. Nei giorni scorsi decine di creator hanno trovato questo messaggio da parte di Instagram aprendo l’app con cui lavorano. I link sticker sono sbarcati sulla piattaforma a fine agosto per sostituire la funzione swipe up, che permetteva ai profili con più di 10mila follower di inserire un link che portasse all’esterno di Instagram nelle proprie story.
Invece di apparire in fondo allo schermo, con i link sticker gli utenti possono piazzare dove vogliono nella propria storia collegamenti a pagine esterne, come video YouTube, articoli di giornali, profili su altre piattaforme. Anche questi sticker, come lo swipe up, sono accessibili solo a chi ha oltre 10mila follower o chi ha un profilo verificato. Un privilegio da cui, come comunica la nuova notifica inviata da Facebook nei giorni scorsi, la piattaforma ora si riserva di escludere chi in passato ha violato i nebulosi standard della comunità senza possibilità di appello.
Chi c’è nel mirino
Sex worker, attivisti, giornalisti, artisti, tatuatori, educatori e pole dancer: le persone che nelle scorse ore hanno scoperto che presto non potranno più indirizzare i propri follower verso siti terzi grazie alle Stories sono diversissime tra loro, ma hanno in comune tre caratteristiche principali. Primo: hanno faticato per anni per raggiungere i 10mila follower necessari per poter inserire i link all’interno delle storie. Secondo: fanno un lavoro per il quale è importantissimo poter usare Instagram per coltivare la comunità, farsi conoscere e ottenere nuovi lettori, clienti o abbonamenti. Terzo: pubblicano quasi tutti quel genere di contenuti relativi alla sessualità e alla corporeità che Facebook sta cercando di allontanare dalle sue piattaforme da anni.
Già un anno fa, le persone che si occupano di sessualità su Instagram denunciavano che i nuovi termini di utilizzo della piattaforma, modificati per assomigliare in tutto e per tutti a quelli del più puritano Facebook, rischiavano di diventare “persone non grate” sulla piattaforma. Da allora, soprattutto perché gli algoritmi a cui Instagram si affida per la moderazione di buona parte dei contenuti prendono decisioni arbitrarie, la piattaforma ha eliminato spesso erroneamente contenuti “borderline” che non violano davvero le regole della comunità. Un’altra pratica molto utilizzata, soprattutto nei confronti di chi fa sex work, è quella dello shadow ban, con cui si intende l’atto di non cancellare un profilo da Instagram, ma renderlo praticamente impossibile da trovare sia nella home che nelle ricerche.
“La notizia dei link sticker si inserisce all’interno di una serie di tecniche di moderazione molto problematiche da parte di Facebook”, dice a Wired Carolina Are, istruttrice di pole dance e ricercatrice della City University of London che da tempo studia le pratiche di moderazione online. La decisione è particolarmente problematica, spiega, perché “lascia i creatori completamente impotenti, agisce retroattivamente come punizione per la violazione delle regole della comunità e non c’è alcun modo di fare appello. Vieni privato di una funzionalità e non hai modo di fartela restituire”.
Source link
www.wired.it
2021-10-30 05:00:00