Il problema più rilevante che l’umanità sta affrontando è il confronto tra intelligenza umana e artificiale. Il tema è controverso e aperto: controverso perché ci sono posizioni opposte tra chi ritiene che l’intelligenza umana non potrà mai essere superata e chi invece sostiene esattamente il contrario; aperto perché può condurre a esiti imprevedibili in ogni direzione.
Di sicuro non abbiamo maturato una coscienza dell’intelligenza artificiale, comprensione come consapevolezza delle conseguenze che può comportare il suo sviluppo, che, come ricorda padre Paolo Benanti “ha bisogno di regole etiche”. Gli algoritmi stanno provocando la metamorfosi del mondo, con la mente diventata il campo di battaglia definitivo per la conquista del potere economico e culturale.
Nell’ampio dibattito che si sta sviluppando, occorrerebbe porre la necessità per gli Stati democratici di promuovere la realizzazione di algoritmi educativi. Il punto di partenza della mia proposta è che se gli algoritmi progettati per indurre al consumo producono oggettivamente risultati, si potrebbero creare algoritmi che invece ottengano effetti opposti, aumentando il livello di pensiero critico, fondamentale per alimentare i sistemi democratici.
In questo scenario, i proprietari dell’intelligenza artificiale, rappresentati dalle grandi compagnie di internet, non hanno alcun interesse a sviluppare simili algoritmi. Dovrebbero allora pensarci gli Stati, finanziando le università pubbliche, i centri di analisi e le aziende private per stimolare il cambio di paradigma. Di conseguenza, gli Stati sarebbero “innovatori”, ristabilendo il primato della politica sull’economia. Lo scriveva Benjamin Barber: “La tecnologia può essere utile alla democrazia solo se viene programmata per fare ciò”.
Allora potrebbe essere utile sviluppare nella società un movimento che consideri una priorità politica la centralità del fattore umano, non solo esaltata da algoritmi educativi, ma anche attraverso lo sviluppo delle capacità nascoste della mente e delle facoltà cerebrali che possono essere adeguatamente stimolate. Pertanto, la creazione di algoritmi educativi unitamente al potenziamento della mente potrebbe aprire nuovi scenari per l’umanità del XXI secolo.
Ho cercato di lanciare un sasso nello stagno per porre innanzitutto il problema se sia possibile e utile progettare algoritmi educativi che contrastino quelli commerciali e politici, contrapponendo la riflessione all’emozione. Potrà, allora, essere l’algoritmo educativo l’arma segreta che consentirà all’uomo di rimanere al centro dell’universo? La strada è impervia e nebulosa, forse velleitaria e sottovaluta molti rischi. Dobbiamo però essere consapevoli che potrà succedere qualunque cosa. Penso alla Scuola di Atene di Raffaello dove i filosofi dialogano e confrontano le idee, senza escluderne nessuna, neanche quelle del nichilista Diogene, dell’ateo Epicuro, dell’aristotelico Averroè. Abbiamo quindi il dovere della notizia, esplorando tutte le possibilità che si aprono davanti a noi.
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di Mario Caligiuri www.wired.it 2025-01-16 05:30:00 ,