Se è vero che l’IA può facilmente analizzare enormi quantità di dati, questo tipo di analisi consente di identificare tendenze, problemi emergenti e aree che necessitano di regolamentazione. Non solo, grazie all’utilizzo di IA generative questo può portare alla creazione automatica di bozze di leggi, accelerando il processo legislativo ma garantendo anche che le nuove leggi siano in linea con le esigenze attuali della società e con il quadro normativo complessivo vigente.
Negli Stati Uniti ad esempio, la Camera dei Rappresentanti utilizza l’IA per confrontare le proposte di legge con la normativa esistente, al fine di individuare elementi di sovrapposizione o di incompatibilità che potrebbero essere sfuggiti ai legislatori. È qualcosa di molto simile a quanto immaginato in un recente accordo tra il Cineca e l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, con l’obiettivo di avviare progetti per la valutazione della qualità delle leggi, in particolare degli effetti prodotti dalla loro applicazione.
Un utilizzo ancora più pervasivo dell’intelligenza artificiale viene fatto in Estonia, uno degli stati più avanzati dal punto di vista dell’e-government, dove il ministro degli Affari economici Ott Velsberg ha annunciato che rispetto a quando si è insediato il governo in carica, i casi di utilizzo dell’IA nei processi governativi sono passati da 4 a 47, con altri 38 in fase di sviluppo. In questa direzione sembra andare pure il governo di Singapore, che dopo aver negli ultimi anni finanziato con centinaia di milioni di dollari diversi progetti di ricerca basati su IA per implementare i servizi governativi ha da poco anche stretto una partnership con Google per la creazione di una infrastruttura cloud dedicata all’IA della sua pubblica amministrazione.
L’importanza delle nostre scelte
Quando si parla di intelligenza artificiale, il confronto resta ancora spesso polarizzato tra coloro ai quali questa nuova tecnologia suscita un enorme entusiasmo e quelli che invece intravedono solo scenari apocalittici. Ma per quanto gli impatti delle tecnologie spesso vadano ben oltre ciò che i loro primi utilizzi potrebbero farci immaginare, come tutti gli strumenti alla fine l’impatto che avranno dipenderà dall’utilizzo che decideremo di farne.
Per esempio se è vero che l’AI può essere utilizzata per produrre fake news e manipolare i messaggi elettorali, allo stesso modo può essere utilizzata per fare fact-checking e quindi esigere che le promesse elettorali siano realistiche e basate su dati reali. Così come l’utilizzo dell’intelligenza artificiale negli iter legislativi può incorrere in bias e in suggestioni che ci indirizzano in direzioni sbagliate, può però anche aiutarci a efficientare un quadro normativo sempre più complesso e rendere più efficaci gli interventi che decideremo di fare.
Pensando alla politica, in questi primi anni abbiamo assistito a utilizzi dell’intelligenza artificiale che probabilmente non hanno reso migliore il modo in cui abitiamo insieme le nostre società. Ciò nonostante, questa è stata pur sempre una nostra scelta. Potremo utilizzare questi stessi strumenti per esigere proposte che, a prescindere dalla direzione politica, siano sviluppate partendo da una solida conoscenza dei dati e degli scenari.
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di Joe Casini www.wired.it 2023-12-14 06:00:00 ,