Già per definizione, sbirciando su enciclopedie e vocabolari, i robot sono apparati programmati per sostituire l’uomo. Nella pratica di tutti i giorni, soprattutto negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale si è ritagliata un ruolo sempre più incisivo in diversi settori, dall’industria al terziario, tanto da creare nuove preoccupazioni riguardo posti di lavoro a rischio.
Sul tema, ormai da anni al centro di dibattiti più o meno accesi, Goldman Sachs ha pubblicato uno studio, giungendo alla conclusione che le Ai come ChatGPT potrebbero avere un impatto significativo sul mondo del lavoro, sostituendo 300mila impieghi entro il 2030. Allo stesso tempo, l’analisi ha sottolineato che l’introduzione in più settori dell’intelligenza artificiale potrebbe far crescere il Pil mondiale del 7% e creare dunque nuove e diverse opportunità di lavoro.
Secondo le stime della banca d’affari, negli Stati Uniti e in Europa un’attività lavorativa su quattro potrebbe essere automatizzata. Sarebbero peraltro a rischio non soltanto professioni che prevedono compiti abitudinari e di routine, come cassieri, commessi e impiegati amministrativi, ma anche lavoratori specializzati come contabili e consulenti legali.
Negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti, il settore professionale in cui l’istituto ha riscontrato le percentuali maggiori di compiti che potrebbero essere presi in carico dall’intelligenza artificiale è quello amministrativo con il 46%.
Seguono le professioni legali (44%), architettura e ingegneria (37%), scienze biologiche, fisiche e sociali (36%), professioni commerciali e finanziarie (35%), comunità e servizio sociale (33%), management (32%), vendite (31%), informatica e matematica (29%), agricoltura, pesca e silvicoltura (28%).
In Europa
In Europa il rischio incombe in misura minore. La figura lavorativa che desta maggiori preoccupazioni è quella degli impiegati (45%), seguita da tecnici e associati (34%), professionisti (31%), dirigenti (29%), membri delle forze armate (22%), lavoratori specializzati in agricoltura, silvicoltura e pesca (21%), addetti ai servizi e alle vendite (15%), impiegati in occupazioni elementari (8%), operai (7%) e artigiani e affini(4%).
Anche se lo studio esclude che l’intelligenza artificiale possa sostituire completamente l’uomo, molti esperti sottolineano il ruolo fondamentale della formazione, utile soprattutto alla consolidare competenze che possano aiutare i lavoratori ad adattarsi all’evoluzione del mercato del lavoro.
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di Alessandro Patella www.wired.it 2023-03-30 13:16:43 ,