Anche se OpenAi prevede di inserire all’interno di ChatGpt dei meccanismi per far sì che il chatbot si rifiuti di diffondere disinformazione e sta lavorando a dei sistemi di monitoraggio – ha continuato Altman – mitigare gli impatti nocivi della tecnologia sarà difficile quando l’azienda distribuirà modelli open source al pubblico, come annunciato ormai diverse settimane fa.
Ciononostante, Altman ha spiegato che è importante che l’intelligenza artificiale non venga regolamentata in modo eccessivamente rigido in una fase in cui la tecnologia è ancora ai primi passi. Attualmente il Parlamento europeo sta discutendo una legge chiamata Ai Act, che definirebbe il modo in cui le aziende possono sviluppare i modelli Ai e potrebbe creare un ufficio dedicato alla supervisione della conformità alle norme. Il Regno Unito, di contro, ha deciso di distribuire la responsabilità nel campo dell’Ai tra diversi enti normativi, tra cui quelli che si occupano di diritti umani, salute e sicurezza e concorrenza, invece di creare un organismo apposito.
“Penso che sia importante trovare il giusto equilibrio“, ha detto Altman, alludendo ai dibattiti in corso tra i politici di tutto il mondo sulla definizione di regole che tutelino le società dai potenziali danni dell’Ai senza frenare però l’innovazione. “La risposta giusta è probabilmente a metà tra l’approccio tradizionale europeo e britannico e quello tradizionale statunitense – ha commentato –. Spero che questa volta riusciremo a farlo tutti insieme“.
Il futuro dell’Ai
L’amministratore delegato di OpenAi si è anche soffermato brevemente sulla strategia commerciale della società, incentrata sulla vendita ad altre aziende dell’accesso alle sue Api, un tipo di interfaccia software. L’obiettivo di OpenAi è offrire l’intelligenza artificiale come servizio: “Vorremmo che molte persone integrassero la nostra Api. E poi, man mano che miglioriamo il modello di base, il livello dei prodotti e dei servizi si alzerà. È una strategia molto semplice“. Capire quello che gli utenti vorrebbero vedere in questa Api è stata una parte importante del suo viaggio nel mondo, ha aggiunto.
Altman ha anche descritto la sua visione di un’umanità assistita dall’Ai, in cui la tecnologia migliori le persone anziché rimpiazzarle. “Penso che ci saranno molti più posti di lavoro dall’altra parte di questa rivoluzione tecnologica – ha raccontato – . Non credo assolutamente che questa sia la fine del lavoro“. “Ora vediamo un percorso per costruire questi strumenti che diventeranno sempre più potenti. E nel mondo verranno impiegate migliaia di miliardi di copie, che aiuteranno i singoli individui a essere più efficaci e a fare molto di più“, ha aggiunto.
Prima di iniziare il suo viaggio in giro per il mondo, Altman ha dichiarato su Twitter che lo scopo del tour era quello di incontrare utenti di OpenAi e persone interessate all’Ai in generale. Ma a Londra, l’azienda ha anche dato l’impressione di voleri consolidare la reputazione del suo leader, presentandolo come la persona che ha portato il mondo nell’era dell’Ai. I presenti hanno chiesto ad Altman di raccontare la sua visione sull’intelligenza artificiale, ma anche quale fosse il modo migliore per educare i loro figli e addirittura come portare la vita su Marte. Parlando con alcuni professori dell’University College, una relatrice ha detto di essere sul palco per rappresentare l’umanità. Il capo di OpenAi è intervenuto in modo irrituale per sottolineare che la sua azienda non sta lavorando contro il genere umano: “Anch’io rappresento l’umanità“, ha specificato Altman.
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di Morgan Meaker www.wired.it 2023-05-26 04:30:00 ,