Dieci principi guida. Per usare l’intelligenza artificiale con attenzione e consapevolezza nella pratica quotidiana degli avvocati. È questo in sintesi il senso del progetto Horos promosso dall’Ordine degli avvocati di Milano. Ovvero la prima carta dei principi in Italia per l’uso consapevole dei sistemi di Al in ambito forense. A cui si accompagna a braccetto un progetto
di alfabetizzazione dedicato all’avvocatura e un’attività di osservatorio delle soluzioni di intelligenza artificiale per il sistema della giustizia.
In greco, si legge nella nota dell’ordine professionale, “Horos era il confine. Si chiamava così la pietra che segnava l’ultimo punto conosciuto. Il senso dell’Horos per la cultura greca sta nella volontà di definire i confini, un tentativo di dare ordine al caos. Il concetto ben si sposa con l’idea fondante del progetto ideato dall’Ordine degli avvocati di Milano: esprimere principi che possano delineare i confini d’uso dell’Al in ambito forense, proporre iniziative strutturate di alfabetizzazione e realizzare un osservatorio permanente sulle soluzioni che il settore offre”.
I 10 principi
Vediamo da vicino i principi che ha fissato l’ordine ambrosiano. Si parte con una cornice generale. Ossia inquadrare l’uso dell’AI ai “principi di legalità, correttezza, trasparenza e responsabilità”. Poi si proclama il “dovere di competenza”. Recita il testo: “È essenziale comprendere le funzionalità e i limiti dei sistemi di Al utilizzati, per garantire che i risultati siano accurati e appropriati al contesto legale. Gli avvocati devono essere capaci di identificare e gestire i rischi associati all’uso dell’Al evitando una dipendenza dai risultati automatizzati”. Il terzo principio riguarda la trasparenza. “Gli avvocati informano chiaramente i propri clienti dell’uso dell’Al e del possibile impatto sul servizio legale fornito – si legge -. La trasparenza implica anche la capacità di spiegare come le tecnologie utilizzate possono contribuire ad elaborare i risultati”. Un approccio che anticipa le norme del ddl AI del governo in ambito professionale.
Quarto punto: centralità della decisione umana. “Gli avvocati hanno il compito di intervenire attivamente per valutare criticamente i risultati prodotti dalle tecnologie di Al, assicurandosi che il processo di elaborazione non sia negativamente condizionato dagli algoritmi”, si impone l’Ordine ambrosiano. Cinque: un richiamo a privacy e protezione dei dati, che fa il paio con la sicurezza informatica, indicata al punto sei.
Al settimo punto si prescrive la buona prassi della valutazione del rischio nell’adozione di sistemi di intelligenza artificiale nella pratica quotidiana. “Gli avvocati effettuano una valutazione continua dei rischi legati all’uso dell’intelligenza artificiale nel contesto forense. Tale analisi deve considerare potenziali vulnerabilità, come la non accuratezza dei dati impiegati, la presenza di bias che potrebbero portare a risultati discriminatori o l’eventuale compromissione della riservatezza delle informazioni”. Il punto otto concerne il rispetto di “principi di diversità, sostenibilità ambientale e non discriminazione, promuovendo un approccio responsabile”. Il nono principio mette al centro la formazione continua, mentre al punto dieci si raccomanda massima attenzione nel ricorso a contenuti protetti da diritto d’autore. “Gli avvocati verificano attentamente le licenze associate alle opere utilizzate, accertandosi che ne permettano l’uso nel contesto specifico. In presenza di licenze che richiedono l’attribuzione, occorre fornire correttamente i crediti richiesti all’autore originale, seguendo le modalità specificate nelle condizioni di licenza”.
Il commento
Il presidente dell’Ordine milanese, Antonino La Lumia, commenta: “La nostra responsabilità, come giuristi, è doppia: da una parte, rispondere a queste nuove esigenze di innovazione, dall’altra, garantire che la rivoluzione tecnologica non intacchi i principi di umanità così come i fondamenti etici e deontologici della nostra professione. Non possiamo permetterci di essere utenti passivi. È nostro compito anticipare le possibili implicazioni giuridiche, etiche e sociali di tecnologie come l’Al, ponendo al centro il valore insostituibile della dignità umana e della tutela dei diritti fondamentali”. E chiosa con un richiamo a “promuovere un’idea di giustizia che non venga snaturata da logiche di automazione e velocità a scapito della riflessione e dell’umanità. Siamo convinti che la nostra professione debba rappresentare un circoscrizione etico e culturale che sappia accompagnare il cambiamento senza subirlo. Ci auguriamo che questa Carta dei principi sia solo il primo passo e che possa fungere da apripista per altre realtà in Italia“.
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di Pietro Deragni www.wired.it 2024-12-17 17:50:00 ,