Questo, a sua volta, ha portato a un maggiore interesse per le tutele che il lavoro organizzato può offrire ai lavoratori, anche se alcuni sindacati sembrano essere rimasti indietro. In un recente articolo pubblicato sull’Harvard Business Review, il professore di ingegneria del Mit Yossi Sheffi ha scritto che la miopia su questi temi si ripercuote sia sui lavoratori che sui datori di lavoro e che anche altre industrie avrebbero dovuto “prendere a cuore” ciò che stava accadendo a Hollywood.
Con l’avanzare dell’AI nel 2023, è diventato chiaro che i sindacati sono solo una parte della resistenza. Gli autori, preoccupati che grandi modelli linguistici fossero stati addestrati utilizzando i loro libri, hanno intentato una serie di cause contro OpenAI, Meta, Microsoft e altre aziende. Lo stesso hanno fatto gli artisti nel campo delle arti visive, mettendo nel mirino sistemi come Stable Diffusion, Midjourney, DeviantArt e altri ancora. Nessuna di queste cause è arrivata a una conclusione, e c’è chi sostiene che le rivendicazioni sul copyright non siano il modo giusto per impedire ai bot di rubare i lavori creativi. Ad ogni modo però, queste cause hanno trasformato i tribunali in un altro campo di battaglia in cui gli umani si sono opposti all’incursione dell’AI.
Gli scenari futuri
Verso la fine dell’anno, anche i governi sono entrati in gioco. All’inizio di novembre, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato un ordine esecutivo che tenta, tra l’altro, di limitare l’impatto dell’AI sul lavoro. I sindacati americani, tra cui la Sag, hanno elogiato la mossa, che è arrivata nel momento in cui leader mondiali stavano arrivando nel Regno Unito per un vertice sulla sicurezza dell’AI, dove hanno cercato di contenere le minacce dell’apprendimento automatico e di sfruttarne allo stesso tempo le potenzialità.
Questa è sempre stata la parte difficile. Dai tessitori agli scrittori, molte persone usano le macchine per migliorare il loro lavoro. Come vi diranno i sostenitori dell’AI, l’automazione è utile, e la tecnologia può coltivare nuove forme di creatività. Le persone possono scrivere libri con l’intelligenza artificiale, creare nuovi stili, o anche costruire generatori di Seinfeld. Alcuni sceneggiatori di Hollywood usano gli strumenti AI per fare brainstorming. L’ansia nasce quando il capo di una casa di produzione chiede a ChatGPT di scrivere un nuovo film su un gatto e un poliziotto che sono migliori amici. A quel punto non c’è più bisogno di autori.
Al momento, i chatbot non sono in grado di scrivere sceneggiature, comporre romanzi o dipingere come Caravaggio. Ma la tecnologia si sta evolvendo così rapidamente che questo scenario sembra ormai imminente. Quando Sam Altman è stato licenziato per qualche giorno da OpenAI a novembre, sono circolate ipotesi sulla possibilità che l’azienda stesse sviluppando la sua tecnologia troppo velocemente, e che le sue ambizioni commerciali avessero sopraffatto la missione altruistica.
Con il ritorno di Altman nel ruolo di amministratore delegato, Microsoft ha ottenuto un posto nel cda della società. Curiosamente, il colosso aveva offerto posti di lavoro ai dipendenti di OpenAI durante la crisi dell’azienda, e lo stesso ha fatto Salesforce. Questo è servito a ricordare che l’AI è sì pronta a eliminare molti posti di lavoro, ma crea anche posti di lavoro nel settore. In futuro, la probabilità che l’intelligenza artificiale soppianti molti lavori di base e ne crei alcuni altamente qualificati sembra elevata. La domanda principale in questo momento è se queste macchine stanno imparando dagli esseri umani le loro abilità o i loro pregiudizi.
Questo articolo è comparso originariamente su Wired US.
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di Angela Watercutter www.wired.it 2023-12-27 16:55:34 ,