Quando si parla di tecnologie emergenti, raramente le cose vanno come annunciato inizialmente. Questo discorso vale a maggior ragione per gli Llm, le cui possibili applicazioni possono spaziare dagli strumenti per la produttività a sistemi fantascientifici in grado di sconvolgere la società. Chi invece è scettico rispetto a queste ansie spesso cita le auto a guida autonoma, annunciate in pompa magna un decennio fa ma che ancora non hanno invaso le strade né tantomeno rimpiazzato i camionisti.
Lo streaming e gli altri precedenti
L’attuale traiettoria dell’Ai generativa tuttavia evoca inevitabili parallelismi con l’invasione dei servizi di streaming nel sistema hollywoodiano. August ricorda che all’epoca dello sciopero della Wga del 2007, nonostante le principali piattaforme non fossero ancora decollate, aveva iniziato a percepire i segnali di un cambiamento profondo, che si manifestava con innovazioni come gli spin-off (o webisode) di The Office lanciati direttamente su internet.
“Abbiamo capito che poteva essere il prossimo modo in cui le aziende avrebbero potuto fare soldi con il nostro lavoro – racconta August –; quindi lo sciopero serviva soprattutto ad assicurarsi che, indipendentemente dal mezzo, i nostri contenuti venissero comunque pagati in anticipo in modo equo e retribuiti in seguito attraverso i diritti residuali. Non sapevamo cosa sarebbe diventato lo streaming. Ma sapevamo che internet sarebbe stato il futuro“.
C’è una lunga storia di dirigenti di aziende che dipingono l’automazione come un fenomeno inevitabile. È uno schema ricorrente, riassunto dallo storico della tecnologia David F. Noble in Forces of Production. Power and Progress: Our Thousand-Year Struggle Over Technology and Prosperity, un libro degli economisti del Mit Daron Acemoglu e Simon Johnson in uscita il mese prossimo, racconta invece come nel corso di un millennio, le élite – dai nobili europei nel Medioevo ai moderni amministratori delegati del settore tecnologico – hanno guadagnato grazie ai progressi tecnologici a scapito dei lavoratori. L’Ai generativa si inserisce perfettamente in questo contesto storico.
Per gli autori di film e serie tv lo scenario negativo più probabile è quello in cui un produttore chieda loro di modificare una sceneggiatura (che costa meno rispetto alla produzione di un’opera originale) senza specificare che è stata generata da un chatbot. “È una crisi che riguarda i nostri compensi, i nostri diritti residuali e la nostra capacità artistica di fare le cose per cui lavoriamo in questo settore – dice August –. È uno scenario da incubo“.
I risvolti più positivi annoverano invece l’aumento della produttività, simile a quello garantito dal passaggio dalla macchina da scrivere a un programma per l’elaborazione di testi. Tuttavia, non tutti sono sicuri che questo corrisponda a progressi tangibili per gli sceneggiatori, come un aumento del tenore di vita.
Il tentativo di reclamare il controllo sull’utilizzo dell’Ai da parte di un sindacato relativamente influente come la Wga sarà istruttivo per tutti. Per gli sceneggiatori è fondamentale: il loro contratto viene ridiscusso solo ogni tre anni, un periodo decisamente lungo nel settore tecnologico: “Nel 2007 lo streaming non era ancora arrivato. Ma nel 2010 si iniziavano a vedersi i primi segnali – dice August –. L’intelligenza artificiale non ci sostituirà nel 2023, e ora non viene utilizzata per fare esattamente quello facciamo noi. Ma entro il 2026, alla prossima scadenza del nostro contratto, la tecnologia sarà molto sofisticata. Dobbiamo assicurarci che questo aspetto venga affrontato“.
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di Will Bedingfield www.wired.it 2023-05-10 04:40:00 ,