A Castel Sant’Angelo parla per 70 minuti. Affondo anche su Conte e Ferragni: «Non saranno cattiveria e attacchi meschini a farmi mollare»
Sul palco di Atreju parla da leader di partito per 70 minuti, tra colpi di tosse e lunghi sorsi d’acqua e quando arriva alla fine e la platea intona «Giorgia, Giorgia» la ideatrice di Fratelli d’Italia mena ancora qualche fendente a sinistra e chiama il suo popolo alla battaglia delle Europee: «Non saranno le cattiverie e gli attacchi bassi e meschini a farmi mollare. Sono molto più resistente di quanto i miei avversari si aspettano e vediamo chi arriverà alla fine». Giorgia Meloni, giura, lascerà Palazzo Chigi solo quando lo vorranno gli elettori: «Non sono il genere di politico che si inchioda alla poltrona e tocca chiamare il fabbro… Solo gli italiani possono dire basta. Finché avrò il consenso degli italiani non ci sarà verso di liberarsi di me». L’enigma della candidatura alle Europee ancora non lo scioglie, eppure sembra già in corsa come capolista.
L’edizione del quarto di secolo della kermesse della destra finisce con l’inno nazionale. Giorgia Meloni, le lacrime agli occhi, indossa la felpa azzurra dei volontari e apre la campagna elettorale per il 9 giugno, «memorabile appuntamento con la storia». Un attacco via l’altro, in un crescendo che arroventa il tendone trasparente della stracolma tensostruttura montata sotto la Mole Adriana. Se l’arcangelo Michele sulla…
Author: Monica Guerzoni
Data : 2023-12-17 20:45:03
Dominio: www.corriere.it
Leggi la notizia su: Corriere.it – Politica
LEGGI TUTTO