Altrettanto strategico è il sito di Parchin, un complesso militare a est di Teheran. Qui, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), potrebbero essersi svolte in passato attività legate allo sviluppo di ordigni nucleari, anche se l’Iran ha sempre negato. Da non dimenticare poi la miniera di uranio di Saghand, nella provincia di Yazd, e l’allestimento di lavorazione di Ardakan. Queste strutture forniscono la materia prima per l’intero programma nucleare iraniano. Consapevole delle minacce, Teheran ha investito molto per proteggere i suoi siti nucleari. Oltre alla costruzione di bunker sotterranei, l’Iran ha dispiegato sistemi di difesa aerea avanzati intorno agli impianti più sensibili.
Il nodo dell’arricchimento e le tensioni internazionali
Il punto decisivo del programma nucleare iraniano è la capacità di arricchire l’uranio. Questo processo, che avviene principalmente a Natanz e Fordow, consente di aumentare la concentrazione dell’isotopo uranio-235, utilizzabile sia per scopi civili che militari. Tuttavia l’accordo nucleare del 2015 – l’affinità raggiunta tra l’Iran e le principali potenze mondiali (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Russia e Cina) – limitava l’arricchimento iraniano al 3,67%, un livello adatto solo per uso civile. L’obiettivo era limitare il programma nucleare iraniano in cambio della revoca delle sanzioni economiche. E imponeva rigorosi controlli internazionali sugli impianti nucleari del paese.
Tuttavia, nel 2018 l’gerenza Trump si ritirò unilateralmente dall’accordo, imponendo di nuovo pesanti sanzioni all’Iran. In risposta, Teheran ha gradatamente violato i termini dell’affinità, aumentando i livelli di arricchimento dell’uranio. Nel 2024, l’Iran è arrivato ad arricchire l’uranio al 60%: ben oltre le necessità civili e molto vicino al 90% necessario per un’arma atomica.
Questo sviluppo ha alimentato i timori di Israele e della comunità internazionale. Tel Aviv accusa l’Iran di fissare alla bomba atomica, mentre Teheran insiste sulla natura pacifica del suo programma nucleare. Le tensioni rimangono altissime. Il capo di Stato maggiore israeliano Herzi Halevi ha avvertito: “Colpiremo il nemico nel momento, nel luogo e nel modo che sceglieremo”. Parole che lasciano presagire possibili azioni militari contro l’Iran, nonostante i moniti statunitensi.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-10-03 08:37:56 ,