Isabela Dias Fernandes, direttrice esecutiva dell’organizzazione noprofit Tor project, ospite del Wired Next Fest Milano 2022 negli spazi della Fabbrica del Vapore ha affermato che “vedere Internet come un grande iceberg di cui la parte più grande è sommersa sia fuorviante. Il deep web è semplicemente una parte della storia degli esseri umani“.
Tor, acronimo di The Onion Router, è una rete che permette la navigazione anonima. La navigazione anonima offerta dal browser (una versione modificata di Mozilla Firefox), fa in modo che l’indirizzo Ip dell’utente non sia identificabile. La rete Tor non collega infatti direttamente il computer al sito che stiamo cercando di raggiungere, ma “rimbalza” la connessione su più nodi. I server intermedi sono detti relay, e sono criptati, così che l’Ip dell’utente venga offuscato.
“La nostra missione è quella di aiutare le persone a connettersi in modo sicuro attraverso Tor, creando un network distribuito, e proteggere la privacy degli utenti dalla profilazione”, commenta Dias Fernandes. Il tema della privacy online è centrale non solo per coloro che “hanno qualcosa da nascondere”, ma per tutti gli utenti che utilizzano uno strumento ormai imprescindibile per la vita quotidiana: “la privacy riguarda chi sei, con chi condividi questa cosa e come. La privacy è un diritto umano che ci permette di esercitare, a cascata, altri diritti fondamentali come i diritti ambientali, quelli dei lavoratori e di parola”, aggiunge Dias Fernandes.
Un caso esemplificativo in questo senso, è il recente ribaltamento, da parte della Corte Suprema americana, della sentenza Roe v. Wade in tema di aborto. Attraverso questo cambio il diritto di accesso all’aborto negli Stati Uniti non è più regolato da una legge federale, bensì dai singoli stati, detentori di opinioni più o meno conservatrici al riguardo. “Stiamo spingendo molte associazioni pro aborto e in generale tanti utenti ad affidarsi a servizi come Tor browser, e questo perché ormai disconnettersi da Internet non è più da tempo una soluzione”, dice Dias Fernandes.
Ciò che minaccia in modo più drammatico i diritti digitali di tutti e tutte è, secondo Dias Fernandes, “l’attuale business model di internet e della tecnologia. Non prendiamolo come definitivo, non cerchiamo di rompere la tecnologia come se fosse la causa di altri problemi sociali più grandi: ripensiamola insieme”.
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di Laura Carrer www.wired.it 2022-10-08 16:44:43 ,