Non c’è dubbio. X è la piattaforma su cui la disinformazione sul conflitto Israele–Hamas sta correndo più veloce. Una condizione che, secondo una recente analisi di NewsGuard, realtà che si occupa di monitorare le fake news online, sarebbe da ricondurre all’intensa attività di pubblicazione degli account verificati con la spunta blu. Una conclusione che arriva dopo un’analisi attenta di 250 post in lingua inglese, pubblicati nella prima settimana del conflitto, che hanno ottenuto il tasso di engagement più alto sulla piattaforma pur condividendo notizie false e tendenziose. Stando alla ricerca di NewsGuard, infatti, “186 di questi 250 post – il 74% – sono stati condivisi da account X verificati”.
La rivelazione più grave di quest’analisi, però, è un’altra. Secondo quanto riportato, soltanto 79 di questi contenuti sono stati segnalati dalla piattaforma con una Nota della comunità, lo strumento di fact-checking che – secondo Musk – dovrebbe contribuire a contrastare la disinformazione. Questo significa che, a suo modo, è stata la stessa X ad alimentare la diffusione di fake news sul conflitto. E non solo permettendo agli utenti di acquistare una spunta blu per soli 10 euro al mese, facendo così schizzare i loro contenuti nella parte più alta del Feed altrui. Anche se questa sembra essere stata una delle decisioni più deleterie di Elon Musk.
L’analisi di NewsGuard, infatti, ha rilevato che sono stati sette gli account che hanno diffuso alcune delle narrazioni false più condivise sulla guerra, tutti dotati di una spunta blu. Tra questi vale la pena menzionare l’utente @Sprinter99800, seguito da oltre 361.000 follower, che ha condiviso un video fake che mostra alcuni alti funzionari israeliani catturati da Hamas e un post secondo cui la Cnn avrebbe inscenato un servizio su un attacco missilistico in cui era rimasta coinvolta una delle sue troupe giornalistiche. L’account, a quanto pare, era stato già bandito da Twitter nel 2022 per motivi non noti, ma era stato reintegrato – come molti altri – dopo l’acquisizione di Musk. E, casualmente, ha ottenuto la spunta blu a settembre 2023, appena un mese prima dello scoppio del conflitto.
Ma questo è solo uno dei tanti account verificati che hanno diffuso fake news sulla piattaforma, ottenendo anche risultati ottimali dal punto di vista dell’engagement. È abbastanza chiaro, quindi, che X debba trovare una soluzione utile per evitare che la disinformazione cresca così tanto da attirare l’attenzione di un pubblico ampio. La scelta di fare “affidamento al fact-checking in crowdsourcing attraverso le cosiddette Note della comunità, invece che a fact-checker professionisti o ad altri progetti di giornalismo indipendente” non sembra essere poi così utile ai fini della sicurezza della piattaforma. Nel 68% dei casi, infatti, questo strumento non si è rivelato in grado di fermare la diffusione di notizie false. Un dato inquietante, considerando che X è il social prediletto per alimentare la disinformazione, soprattutto in momenti delicati come questo.
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di Chiara Crescenzi www.wired.it 2023-10-20 14:41:15 ,