AGI – Il governo israeliano di Naftali Bennett punta unito sul Golan, area contesa con la Siria, conquistata nel 1967 e annessa unilateralmente quarant’anni fa: nel corso di un consiglio dei ministri straordinario, tenuto nel kibbtz di Mevo Hama, è stato approvato un piano da un miliardo di shekel (circa 280 milioni di euro) con l’obiettivo di sviluppare l’area nel nord del Paese e raddoppiarne la gente, fino a 100 mila abitanti.
Il progetto, annunciato lo scorso ottobre, è sostenuto da tutte le anime dell’eterogeneo governo, composto da otto partiti, da destra a sinistra passando per il centro, compreso il partito arabo-israeliano Ra’am.
“Il fatto che ministri sia di sinistra che di destra siano seduti insieme è toccante. Il nostro governo sta permettendo la riscoperta di un ampio consenso israeliano”, ha sottolineato Bennett, ricordando che “l’obiettivo è raddoppiare la presenza nelle Alture del Golan. La necessità di rafforzare, nutrire e riconciliare il luogo è comune a tutti noi”.
Nel 2019 l’allora presidente Usa Donald Trump ha riconosciuto la sovranità israeliana sul Golan, primo e unico a farlo. Poco dopo l’insediamento del suo successore Joe Biden, il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha lasciato intendere che l’attuale amministrazione americana non intende revocare la decisione, specialmente mentre è in corso il conflitto in Siria.
I due vicini, che tecnicamente sono ancora in guerra, sono separati da un confine di fatto che passa per le Alture.
Circa la metà dei fondi approvati dall’esecutivo (576 milioni di shekel) sarà destinata alla pianificazione e all’edilizia abitativa: verranno costruite 3.300 case a Katzrin (la cosiddetta ‘capitale’ del Golan, il principale centro ebraico), 4.065 nell’area del Consiglio regionale locale e altre 4 mila nelle due nuove comunità, attualmente conosciute come Asif e Matar.
Altri 160 milioni di shekel aggiuntivi saranno impiegati per “il miglioramento della qualità della vita nel Golan”, compresi il potenziamento dei trasporti, servizi medici e istruzione, ma anche la promozione di nuovi alberghi. Un’iniezione di attività che produrrà a cascata circa 2 mila posti di lavoro, nelle previsioni.
Dagli attuali 52 mila abitanti, compresi quelli di Katzrin e le comunità druse, Israele punta a un aumento del 50% entro il 2025 e al raddoppio entro la fine del decennio. Tra le iniziative previste, anche una serie di progetti solari, come un ampio ampo di pannelli a Emek Habacha.
La pressione sull’area allarma gli ambientalisti che temono uno sviluppo selvaggio che vada a intaccare il delicato ecosistema.
I Guardiani del Golan, un’organizzazione locale a difesa della zona, di recente aveva già messo in guardia da nuovi progetti, sottolineando che proprio “la scarsità della gente e la sua concentrazione in un’unica comunità urbana circondata da insediamenti rurali è ciò che consente l’esistenza di spazi naturali.
L’insediamento incontrollato e lo sviluppo irresponsabile porteranno alla loro distruzione”.
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Agi , 2021-12-27 08:32:58
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