“Ritengo che non sia facile per la Corte internazionale di giustizia (Cig) accertare atti commissivi di genocidio a carico di Israele”, mentre “potrebbe certamente accertare violazioni della Convenzione contro il genocidio per mancata prevenzione e repressione del crimine anche ad opera di alcuni membri del governo, come alcuni esponenti dell’estrema destra israeliana che Tel Aviv non fa niente per fermare”. Lo afferma in un’intervista all’Adnkronos la giurista Flavia Lattanzi, già professoressa ordinaria di Diritto internazionale all’Università degli Studi di Roma Tre ed ex giudice del Tribunale penale internazionale per il genocidio del Ruanda (Tpir) e di quello per i crimini dell’ex Jugoslavia (Tpiy), in vista della prima udienza presso la Cig, in programma per giovedì prossimo, sul ricorso presentato dal Sudafrica contro Israele per il crimine di genocidio.
Ricordando che la Cig risolve controversie tra Stati e non si occupa di accertare i crimini individuali, di competenza invece della Corte penale internazionale (Cpi), Lattanzi dichiara che nel ricorso “molto logico e razionale” presentato dal Sudafrica si chiede alla Corte di determinare se i comportamenti di Israele rappresentino violazioni della Convenzione contro il genocidio di cui fanno parte sia lo Stato ebraico che il Sudafrica.
Lo Stato sudafricano, prosegue la giurista, accusa Israele in quanto tale “non solo di commettere atti di genocidio, ma anche di una mancata prevenzione e repressione di atti di genocidio crimini corrispondenti imputabili ai componenti delle truppe”. La Convenzione contro il genocidio, infatti, vieta agli Stati gli atti di genocidio, ma prevede anche il loro obbligo di prevenire e reprimere i corrispondenti atti individuali. Nel ricorso, il Sudafrica chiede inoltre alla Cig di esprimersi nel senso che “a norma della Convenzione contro il genocidio, i comportamenti di Israele in questa guerra contro la cittadinanza civile non sono giustificabili neppure se i crimini commessi da Hamas il 7 ottobre si potessero configurare come genocidio”.
La giurista evidenzia che in questa controversia tutto ruota attorno alla possibilità dell’accertamento da parte dei giudici del ‘dolus specialis’, l’elemento soggettivo costitutivo del genocidio. Perché uno Stato venga ritenuto responsabile di un atto di genocidio o un individuo responsabile del corrispondente crimine, spiega, “non bastano gli atti, che sono l’elemento oggettivo del genocidio – e questi ci sono quasi tutti: dalle uccisioni, alle torture, alle invivibili condizioni imposte ai palestinesi di Gaza. E’ infatti fondamentale dimostrare l’elemento soggettivo, ovvero l’intento della distruzione totale o parziale di un ‘gruppo nazionale, razziale, etnico o religioso’, come recita la Convenzione contro il genocidio”. Ciò significherebbe, nel caso in questione, “l’intento di distruggere il popolo palestinese di Gaza, non necessariamente da un punto di vista fisico, ma soprattutto nell’aspetto della tenuta del gruppo in sé e del suo futuro su quel territorio”, secondo la nozione accolta dal Tpiy in particolare nella sentenza sul genocidio di Srebrenica.
“Ho qualche dubbio che la Cig riesca ad accertare il ‘dolus specialis’ del genocidio del popolo palestinese di Gaza”, prosegue Lattanzi anche alla luce delle divergenze in atto – e rese pubbliche – fra i membri del governo di Tel Aviv relativamente al futuro di Gaza. Da una parte, ragiona la giurista, “fino a pochi giorni fa” esponenti di estrema destra della coalizione come il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, e lo stesso premier Benjamin Netanyahu hanno manifestato “l’intento” di cancellare i palestinesi dalla Striscia. Dall’altra il ministro della Difesa, Yoav Gallant, “la pensa diversamente” e ha elaborato un piano per il post-guerra che mantiene la presenza dei palestinesi, concetto su cui il governo americano insiste fermamente.
“Anche ciò rende complesso riferire a Israele come tale – che certamente non si identifica con l’estrema destra al governo – il ‘dolus specialis’ del genocidio, sebbene esso possa certamente ritenersi responsabile dello sterminio dei Palestinese, e forse non solo di quello di Gaza”, scandisce Lattanzi, rimarcando che per lo statuto della Cpi, come per gli statuti del Tpiy e del Tpir, lo sterminio è un crimine contro l’umanità, ma tale accertamento è attualmente di competenza della Cpi e non già della Cig, che, in virtù del ricorso sudafricano, è chiamata ad applicare soltanto la Convenzione contro il genocidio. “Non è un caso – chiosa – che questo piano Gallant sia emerso dopo il ricorso del Sudafrica perché potrebbe configurarsi come una mossa politica da utilizzare nella difesa davanti alla Cig a sostegno della posizione che Israele non aveva e non ha l’intento di eliminare da Gaza il popolo palestinese, ma pensa al suo futuro sotto il controllo di questo stesso popolo”, a condizione che non rappresenti una minaccia per Israele, come si afferma nel piano sommario reso pubblico dal ministro della Difesa.
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2024-01-09 17:38:48 ,