Nella prima immagine dal James Webb Space Telescope (Jwst) rilasciata dalla Nasa c’è molto più di quanto gli stessi astrofisici potessero immaginare: sullo sfondo c’è una galassia lontanissima come mai si era vista prima. Quello che agli occhi dei profani appare come un puntino rossastro un po’ sbavato è una luce che risale a 13,1 miliardi di anni fa, il cui spettro di emissione (una sorta di impronta digitale della galassia) apre una piccola finestra sull’Universo primordiale.
Una scoperta inattesa
Sul James Webb Telescope c’è uno strumento che si chiama NIRSpec che è in grado di rilevare la luce proveniente da una galassia nel campo visivo del telescopio, di isolarla e di analizzarla per dedurre le sue firme chimiche, cioè il tipo e la quantità di elementi chimici che la compongono.
Quello che gli esperti della Nasa hanno scoperto osservando lo spettro della luce di quella lontana galassia rossa ritratta nella prima immagine del Jwst è la presenza della linea di emissione dell’ossigeno gassoso ionizzato (alla lunghezza d’onda di 436,3 nanometri). Si tratta di un punto di riferimento che, rapportato alle linee di altri elementi dello spettro di emissione, permette di capire diverse caratteristiche della galassia: qual è la sua composizione (quanti metalli, ossia elementi più pesanti dell’elio, ci sono effettivamente), qual è la sua temperatura, quante stelle sta formando.
Come ha spiegato a New Scientist Andrew Bunker dell’Università di Oxford e membro del team di NIRSpec, cercare la linea di emissione dell’ossigeno gassoso ionizzato in galassie lontane era uno degli obiettivi che si erano proposti, ma nessuno si sarebbe aspettato di trovarla proprio in una delle prime immagini trasmesse dal Jwst. Non era quello lo scopo dell’immagine, e la scoperta ha colto così di sorpresa che sembra che la galassia in questione non sia nemmeno mai stata catalogata prima.
Una finestra sull’evoluzione dell’Universo
Conoscere di più su una galassia antica di 13,1 miliardi di anni potrebbe aiutare a farsi un’idea di come doveva essere l’Universo nei momenti più prossimi al Big Bang, di cui non sappiamo quasi nulla. Il Jwst può “vedere” indietro nel tempo, scovando galassie sempre più lontane: il confronto degli spettri di emissione di diverse galassie a quella stessa epoca, che Jwst sarà in grado di vedere, e di galassie a epoche diverse, permetterà di ricostruirne l’evoluzione.
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di Mara Magistroni www.wired.it 2022-07-19 14:49:56 ,