Il Regno Unito ha approvato l’estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti. La ministra dell’Interno Piri Patel ha infatti firmato l’ordine che da il via libera al trasferimento del co-ideatore di Wikileaks dall’altra parte dell’oceano, dove rischia fino a 175 anni di carcere. L’annuncio era tanto prevedibile, quanto temuto dai sostenitori di Assange, dopo il parere favorevole espresso lo scorso aprile dalla magistratura britannica. L’attivista ora può salvarsi solo facendo appello alla Corte suprema.
Il caso
Sono passati appena due mesi da quando la Westminister magistrates’ court di Londra ha formalmente autorizzato l’estradizione di Assange negli Stati Uniti, ritenendo valide le rassicurazioni fornite dalle autorità statunitensi rispetto al trattamento che verrà riservato al prigioniero. Washington avrebbe infatti promesso di non rinchiudere Assange in un carcere di massima sicurezza, né in isolamento e di riportarlo in Australia per scontare la sua pena, una volta finito il processo. Infine, come ultima rassicurazione, avrebbe garantito come queste queste condizioni sarebbero “vincolanti per gli Stati uniti”.
Il leader di WikiLeaks, che presto avrà 51 anni, sta affrontando 18 accuse negli Stati Uniti: una in base al Computer Crime Act, le altre 17 in base all’Espionage Act. Il tutto per aver ottenuto e divulgato, a partire dal 2010, centinaia di migliaia di documenti classificati come rapporti dell’esercito statunitense sulle guerre in Iraq e Afghanistan, telegrammi diplomatici o documenti sui prigionieri di Guantanamo. Tutte queste pubblicazioni sono state diffuse in collaborazione con i principali media di tutto il mondo.
La vicenda Wikileaks
La decisione di oggi rappresenta un epilogo provvisorio di una saga giudiziaria iniziata quasi dodici anni fa, tra l’apertura di un’indagine del Gran Giurì della Virginia sulle attività di WikiLeaks e le accuse di violenza sessuale rivolte all’australiano in Svezia – che ha sempre negato e che ora sono cadute in prescrizione. L’ultimo capitolo di questa saga si è aperto nell’aprile 2019 con l’arresto di Assange da parte della polizia di Londra, dopo aver perso la protezione diplomatica dell’ambasciata dell’Ecuador. Arresto rapidamente seguito da una richiesta di estradizione emessa dagli Stati Uniti. Incarcerato nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, nella parte orientale della capitale britannica, Assange lotta da allora per evitare di essere trasferito.
Inizialmente, con una sentenza emessa nel gennaio del 2021, la giudice britannica Vanessa Baraitser aveva rifiutato l’estradizione di Assange, perché le sue condizioni psichiche avrebbero reso “troppo oppressivo” il suo soggiorno in un carcere di massima sicurezza statunitense, fino a portarlo a togliersi la vita. Tuttavia, l’Alta corte britannica ha poi ribaltato la decisione sulla base dell’appello contro la sentenza di Baraitser fatto a ottobre 2021 da James Lewis, l’avvocato che rappresenta Washington.
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di Kevin Carboni www.wired.it 2022-06-17 10:35:48 ,