di Andrea Indiano
K-pop contro Nft: è nata sul web una battaglia fra due comunità simbolo della cultura digitale degli ultimi anni. A metterla in atto sono stati gli ascoltatori di musica coreana sparsi in tutto il mondo, che si sono schierati contro la decisione di alcune band di rilasciare i loro non-fungible token. Troppo alto l’impatto climatico che gli Nft producono a causa dell’energia elettrica utilizzata per crearli. I fan di K-pop sono riusciti a convincere le case discografiche a virare su soluzioni maggiormente sostenibili. E non si tratta certo della prima volta che gli ascoltatori delle band nate in Corea del Sud si distinguono come comunità virtuosa attenta all’ambiente e alla politica.
Nft e musica
Il boom degli Nft nel 2021 non ha risparmiato l’industria musicale. Le ormai note immagini digitali, di cui gli acquirenti non detengono il copyright ma guadagnano grazie al modo in cui viene registrata la proprietà, sono state persino usate per creare una band virtuale. Soprattutto però, i token sono stati utilizzati come merchandising da parte di cantanti e artisti. L’approccio al settore K-pop non poteva che essere imminente: le band coreane sono famose per rilasciare periodicamente prodotti pubblicitari destinati ai fan. Il gruppo simbolo della categoria, Bts, è solito realizzare show in stile trasmissione di shopping nei quali vengono promossi capi di abbigliamento e oggetti ufficiali. La loro dimora discografica Big Hit Entertainment è stata valutata 8 miliardi di dollari nel 2021.
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Eppure, quando le etichette delle band K-pop hanno lanciato i loro Nft, la reazione dei fan è stata tutt’altro che positiva. Su Twitter, le comunità di ascoltatori che amano definirsi armys (ovvero eserciti) hanno promosso una vera e propria battaglia contro questa novità tecnologica. A causare una risposta negativa è stato l’impatto climatico che i token causano. Il processo utilizzato dalla maggior parte della filiera blockchain, la stessa usata per minare bitcoin, richiede magazzini colmi di computer che necessitano grosse quantità di energia. Una singola transazione, secondo i dati del magazine The Atlantic, utilizza la stessa quantità di energia di una famiglia americana in una settimana. Con oltre 1 milione di transazioni al giorno, solo la piattaforma Ethereum causa un rilascio di emissioni nocive paragonabile a quello della Norvegia. Questo alto costo ambientale ha reso gli Nft i nemici dei fan del K-pop, i quali hanno una storia nell’attivismo digitale creativo.
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K-pop e attivismo online
Grazie agli hashtag #BoycottHybeNFT e #ARMYsAgainstNFT, la numerosa comunità K-pop ha fatto arrivare il proprio messaggio alle label. Le etichette non hanno rinunciato agli asset digitali, ma stanno portando gli Nft su reti blockchain maggiormente sostenibili. Ad esempio la dimora discografica SM Entertainment, che rappresenta alcune band popolari coreane come SHINee, sta promuovendo gli NFT sulla rete blockchain Solana che si definisce rispettosa dell’ambiente e afferma che le sue transazioni utilizzano meno energia di due ricerche su Google.
Già in passato i fan del K-pop si erano fatti notare per azioni di gruppo notevoli perfino a livello politico. A giugno 2020, la comunità ha avuto un ruolo decisivo nel gonfiare le prenotazioni di un comizio di Donald Trump in Oklahoma, facendo prevedere un tutto esaurito. In realtà si trattava di una protesta contro le dichiarazioni reputate razziste di Trump e l’ex presidente si ritrovò così in un palazzetto più vuoto del previsto. Inoltre i fan spesso lanciano campagne online per sostenere movimenti politici come Black Lives Matters oppure al fine di aiutare gli ascoltatori più bisognosi. Ora, i fan della musica K-pop stanno portando alla ribalta il problema dell’impatto climatico degli Nft: un’altra battaglia che va oltre la musica e dimostra la coesione della giovane fanbase online.
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www.wired.it
2022-02-13 06:00:00