Ken Loach: l’ultimo film della carriera del regista ha deluso la critica

Ken Loach: l’ultimo film della carriera del regista ha deluso la critica

Ken Loach: l’ultimo film della carriera del regista ha deluso la critica


In una cittadina agonizzante del nord dell’Inghilterra un pullman “scarica” un gruppo di profughi siriani. Quello che una volta era un centro minerario, dove i lavoratori potevano contare su un sindacato ancora in grado di alzare la voce, è diventato un luogo senza speranza. Chi resta lo fa perché non ha altro luogo dove andare, ma è chiaro che rimanere significa sopravvivere o poco più.

Al centro del film di Ken Loach, presentato al festival del cima di Cannes e prossimamente al cinema distribuito da Lucky Red, c’è TJ (L’attore Dave Turner), il proprietario del pub, locale la cui insegna dà il titolo al film, The Old Oak, dove un gruppo di gente del posto si ritrova regolarmente per condividere boccali di birra, frustrazione e, adesso, anche rabbia per quei rifugiati che rappresentano l’ennesimo problema per la loro comunità.

TJ, però, è una voce fuori dal coro. Nonostante la sua vita sia un disastro, con un’attività sull’orlo del collasso, un divorzio alle spalle e un figlio che si rifiuta di rivolgergli la parola, invece di incanalare la sua insoddisfazione contro i nuovi arrivati, non può fare a meno di dimostrare solidarietà nei loro confronti. E provare un’immediata sintonia e simpatia per Yara (Ebla Mari), una giovane siriana appassionata di fotografia.

E, per questa ragione, nella logica del con noi o contro di noi, TJ si trova in guerra con i suoi vecchi amici e clienti. Ancora più quando nega loro l’uso del retrobottega del pub come “sala riunioni” per discutere del problema degli immigrati per farne una mensa dove accogliere chi ha bisogno, locali e migranti, senza distinzioni.

Ken Loach racconta ancora una volta una storia di disagio. Dove la povertà non è solo mancanza di mezzi di sostentamento, l’assenza di un’assistenza sociale adeguata, ma anche il vuoto di solidarietà creato da un sistema iniquo che ha innescato una guerra per la sopravvivenza fra miserabili.

Ma il suo sguardo sulla comunità locale, nonostante il loro atteggiamento discriminatorio e razzista, non è di condanna. In fondo sono vittime anche loro. La loro vera colpa, semmai, è non capire che invece di colpire chi sta peggio di loro, dovrebbero fare fronte comune contro un sistema economico, ancora prima che politico, che li schiaccia.



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di Enrica Brocardo www.wired.it 2023-05-28 13:14:27 ,

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