di Valentina Guglielmo
Portare la chemioterapia contro il cancro al seno direttamente dentro le cellule malate, mediante un farmaco in grado di rilevare particolari recettori presenti sulla loro superficie. È quanto in grado di fare il trastuzumab deruxetan, finora somministrato solo a un ristretto numero di pazienti con un particolare tipo di tumore, caratterizzato dall’espressione della proteina Her2. Da oggi, grazie a uno studio pubblicato sul New England journal of medicine e presentato in questi giorni al Congresso della American Society of Clinical Oncology, potranno beneficiarne moltissime pazienti in più: tutte coloro che presentano un’espressione inferiore, ma comunque rilevabile, della stessa proteina. I risultati mostrano un rallentamento significativo della progressione della malattia e un aumento delle aspettative di vita delle pazienti con cancro al seno metastatico.
Categorizzare il tumore al seno
Il cancro alla mammella è il tipo di neoplasia più comune nella cittadinanza femminile. In Italia, nel 2020, sono stati stimati circa 55 mila nuovi casi, con un tasso di sopravvivenza medio che, nel 90 % dei casi, supera i cinque anni. Fra le varie forme in cui questo tumore si manifesta, è frequente – e considerata ad alto rischio di recidiva per resistenza ai farmaci – quella caratterizzata dall’alterazione di una specifica proteina, la Human epidermal growth factor receptor 2 (Her2). Finora le pazienti venivano divise fra coloro che presentavano un’espressione eccessiva e alterata di questa proteina, le Her2-positive, e le Her-2 negative. Il primo risultato fondamentale di questo nuovo studio, il Destiny-Breast04, è stata l’identificazione di una terza categoria, chiamata Her2-low, in cui l’alterazione della proteina è presente – e quindi rilevabile – ma contenuta. L’impatto è notevole: circa il 60% dei casi totali di tumore alla mammella di tipo Her2, infatti, è riconducibile a questa forma, mentre finora era incluso nel gruppo Her-2 negativo.
L’influenza della categoria sulle strategie terapeutiche
Riconoscere se il tumore al seno sia di tipo Her2-positivo o negativo è fondamentale nella scelta della terapia da somministrare alle pazienti: nel caso di variante Her-2 positiva, infatti, da alcuni anni esistono terapie alternative alla chemioterapia classica che riescono a colpire selettivamente le cellule malate risparmiando quelle sane. Si tratta degli anticorpi coniugati, farmaci complessi con la capacità di riconoscere la cellula tumorale (grazie all’azione dell’anticorpo) e farla morire (grazie all’aggiunta di una componente chemioterapica). Lo studio Destiny-Breast04 ha scoperto e dimostrato la capacità di un particolare tipo di anticorpi coniugati già in uso per la variante Her2-positiva, il trastuzumab deruxetan, di agire anche nei tumori Her2-low.
Nuove possibilità di cura
557 pazienti provenienti da Asia, Europa e Nord America e con cancro al seno metastatico o non operabile di tipo Her2-low sono state seguite per un periodo di 18,4 mesi. Lo scopo era confrontare l’efficacia di trastuzumab deruxetan con la chemioterapia convenzionale, dividendo le pazienti in due gruppi in modo casuale e monitorando il tempo di sopravvivenza libera da progressione (ovvero il tempo che intercorre tra il trattamento e la ripresa della malattia) e il tempo di vita globale delle pazienti.
“Nei pazienti con tumori Her2-low e con espressione dei recettori ormonali (HR+), la sopravvivenza libera da progressione era quasi doppia per trastuzumab deruxtecan (10,1 mesi) rispetto allo standard di cura (5,4 mesi)” spiega Giuseppe Curigliano, professore di Oncologia Medica all’Università di Milano e Direttore divisione sviluppo di nuovi farmaci per terapie innovative allo Ieo.
In altre parole, nelle pazienti Her2-low/Hr+, l’utilizzo degli anticorpi coniugati raddoppiava la sopravvivenza libera da malattia. Non solo, la seconda buona notizia è che le stesse riportavano un aumento significativo anche della sopravvivenza globale: 23,9 mesi nel sottogruppo di pazienti che ha ricevuto trastuzumab deruxtecan contro 17,5 mesi per coloro che ricevevano una terapia standard. Occorre puntualizzare, comunque, che la somministrazione di questo farmaco non è esente da rischi: primo fra tutti, il rischio di sviluppare serie malattie polmonari. Tre pazienti coinvolte nello studio sono morte a causa di questo, e i medici sottolineano quindi l’importanza di segnalare subito i problemi respiratori, in modo che il farmaco possa essere interrotto e le pazienti trattate di conseguenza.
“Lo studio mostra che trastuzumab deruxtecan può essere un nuovo bersaglio altamente efficace ed un’opzione terapeutica disponibile per la cittadinanza di pazienti HER2-low” conclude Curigliano. “È importante che i pazienti sappiano quale livello di Her2 esprime il loro cancro, non solo se è positivo o negativo, soprattutto perché lo stato Her2-low può essere determinato utilizzando test comunemente disponibili”.
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www.wired.it
2022-06-06 15:50:50