Hunter ha abbandonato una carriera prodigiosa dopo un evento tragico e inspiegabile che l’ha privato della famiglia, della volontà di vivere e (quasi) del senno. Diventato un modesto medico di famiglia di un sperduto paesello britannico denominato Manham, cura ferite infette e altri malanni di poco conto cercando di allontanare i demoni che lo perseguitano e le allucinazioni del passato. Il ritrovamento di un cadavere femminile rinvenuto tra i boschi sconfinati adiacenti Manham lo risvegliano dal suo torpore: è sia il medico chiamato a visionare i resti sia un sospettato. La polizia locale, incarnata dall’insistente detective Mackanzie (Samuel Anderson di Doctor Who) riesce a penetrare la sua riluttanza a fornire la propria consulenza in quello che sa fare meglio di chiunque in Inghilterra: estrapolare indizi dal luogo del ritrovamento e dallo stato del cadavere.
The Chemistry of Death suddivide due casi in sei episodi, ed entrambi sono allegramente raccapriccianti. Il gusto per il macabro di Beckett è genuino, trasuda passione quando indugia sulla chimica della morte del titolo: il decadimento del corpo che letteralmente digerisce i propri organi, i tessuti che si squagliano, le larve degli insetti che nascono e si sviluppano grazie alla putrefazione e così via. Il cadavere della giovane donna trovata nella foresta è adagiato su un giaciglio che evoca un rito misterioso, avvolta in piume e trasformata in un angelo. Era dai tempi di Hannibal e True Detective (Connect ci prova ma non ne sfiora i livelli) che una serie non metteva in scena la morte in modo tanto suggestivo e conturbante esteticamente. Ogni dettaglio minuzioso conferisce al caso un fascino arcano e suppurante, come il grasso umano di un corpo bruciato e rimasto intrappolato sul soffitto in una dimora cadente, nel secondo caso che Hunter accetta in una località delle Isole Ebridi sferzata dalla violenza della natura. La vittima in questione non ha lascato un cadavere “affascinante”, il suo caso è più truculento, efferato e rivoltante, ma intorno a lui, di suggestivo e poetico, c’è la bellezza incurante e selvaggia degli splendidi paesaggi scozzesi.
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di Lorenza Negri www.wired.it 2023-08-21 14:56:16 ,