Mariastella Gelmini, ministro per gli Affari regionali, secondo Draghi andiamo forte a livello nazionale ma le Regioni sono difformi: alcune arrivano al 25% e altre al 5%. Un atto d’accusa. Come risponde?
Le Regioni hanno agito sulla base di un piano nazionale vecchio e inadeguato e, nella prima fase della campagna, hanno vaccinato in mezzo a una crisi di governo che si risolta a met febbraio.
Cio non hanno colpe?
Hanno fatto degli errori, ma hanno anche chiesto al nuovo governo le regole. Le abbiamo decise e condivise: confido che ora recupereremo il gap. E il governo andr in soccorso dove necessario.
Ma ci sono regioni dove la maggior parte degli ultraottantenni sono stati vaccinati, altre dove siamo appena agli inizi: come possibile?
Circa 2 milioni di ultraottantenni (la met della platea complessiva) hanno ricevuto almeno una dose. Si poteva fare meglio, ma la confusione iniziale eredit del recente passato e del fatto che, nella prima fase, il vaccino AstraZeneca era riservato fino ai 55 anni. Vaccinare gli anziani e i fragili una priorit assoluta, ma pi semplice vaccinare gli operatori sanitari e le persone ricoverate nelle Rsa che un anziano di 80 anni.
Serve un cambio di passo? Centralizzare la risposta?
Certo che serve un cambio di passo, anche le Regioni lo auspicano e sono pronte a farlo. Appena insediato il nuovo commissario stato varato, in accordo con le Regioni, il nuovo piano vaccinale per uniformare la campagna in tutto il Paese. Si va avanti per fascia d’et e per fragilit. Due giorni dopo il varo del piano scoppiato il caso AstraZeneca, ma con le nuove regole e l’organizzazione di Regioni, esercito e Protezione civile, recupereremo rapidamente il gap. Non serve centralizzare ma organizzare: occorre un grande sforzo corale e lo stiamo realizzando senza scavalcare le Regioni, ma aiutandole.
Sui vaccini Draghi ha detto che se l’Europa latita, l’Italia pronta a fare da s.
Giusto. Siamo ai limiti: il secondo trimestre cruciale. Devono arrivare decine di milioni di dosi e siamo pronti a vaccinare da aprile 500 mila persone al giorno. Non tollereremo i ritardi accumulati nel primo trimestre.
Quando si potr tornare ad una vita normale?
Siamo all’inizio della pi grande campagna vaccinale della storia: se non ci saranno problemi con le forniture, raggiungeremo l’obiettivo che ci siamo dati per la fine dell’estate. Ora dobbiamo tenere duro: i contagi e le vittime sono ancora troppi. Per pensare alle vacanze c’ tempo, ma siamo sulla strada giusta.
Lei si vacciner con AstraZeneca? E che pensa dell’obbligo vaccinale per categorie esposte alla cura degli altri?
Ho fiducia nelle agenzie di vigilanza sui farmaci e s, mi vacciner con AstraZeneca quando sar il mio turno. Sull’obbligo vaccinale spero che non ce ne sia bisogno, ma se fosse necessario non avrei alcuna esitazione. Per dovrebbe deciderlo il Parlamento.
arrivato il decreto Sostegni, ma stato un braccio di ferro: come ne siete usciti?
Con la ragionevolezza e non c’ stato alcun braccio di ferro. Il decreto un primo importante passo nella direzione giusta. In aprile ci sar un nuovo consistente scostamento di bilancio. E metteremo in circolo, oltre agli 11 miliardi per aziende e professionisti, anche le risorse per la montagna, l’agricoltura, i settori pi colpiti come i centri storici e l’organizzazione di eventi, fiere e congressi.
Per Draghi bisogna rinunciare a bandiere identitarie, come sul condono preteso da Salvini: d’accordo?
Sappiamo che questo non un governo di centrodestra e non vogliamo rivendicare posizioni di bandiera. Per se abbiamo abbandonato il metodo dei codici Ateco per i ristori, stanziato cifre importanti per montagna, turismo, agricoltura e lavoratori stagionali, se si potr tornare ad assumere a tempo determinato senza vincoli, se si coinvolgono anche le farmacie nei vaccini, se si stanziano risorse per produrli in Italia, non stiamo piantando bandierine, ma facendo cose di buon senso.
20 marzo 2021 (modifica il 21 marzo 2021 | 10:38)
© RIPRODUZIONE RISERVATA