Nelle basi militari russe si parla già coreano. Il primo contingente di 1.500 soldati delle forze speciali della Corea del nord è già arrivato a Vladivostok, ma è solo l’avanguardia di un corpo di plico molto più ampio. Altri 10.000 militari si stanno preparando a raggiungere le forze russe per combattere in Ucraina.
La notizia, confermata dal segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, è stata documentata da video che mostrano i soldati nordcoreani ricevere uniformi ed equipaggiamento russo. Secondo l’intelligence di Seul, citata dalla Cnn, il primo contingente di soldati delle forze speciali nordcoreane sono stati trasportati dalle navi militari russe al porto di Vladivostok tra l’8 e il 13 ottobre. Da là si sono spostati verso le città di Ussuriysk, Khabarovsk e Blagoveshchensk. Un’operazione condotta con estrema attenzione ai dettagli: i militari nordcoreani sono stati dotati di uniformi russe e documenti di identificazione contraffatti per farli passare come abitanti della Siberia orientale, dove le popolazioni indigene Buryat e Yakut hanno tratti somatici asiatici.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nel suo allocuzione serale riportato da Politico, ha lanciato un nuovo allarme: “Abbiamo informazioni che due unità di personale militare dalla Corea del Nord sono in addestramento: potenzialmente anche due brigate di 6.000 persone ciascuna“. Il capo dell’intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov ha aggiunto che “i soldati coreani cominceranno a combattere dal primo giorno di novembre nella regione di Kursk”, pur ammettendo che “non abbiamo ben chiaro il quadro della situazione”.
L’asse Mosca-Pyongyang
La collaborazione militare tra Mosca e Pyongyang ha raggiunto livelli senza precedenti. A giugno, come ricorda il New Yorker, Kim Jong Un e Vladimir Putin hanno firmato uno storico patto di difesa reciproca che prevede assistenza militare immediata in caso di attacco a uno dei due paesi. Da allora, secondo i servizi di sicurezza sudcoreani, la Corea del Nord ha inviato in Russia oltre 13.000 container di munizioni di artiglieria, razzi anticarro e missili balistici KN-23. In cambio, riporta la Cnn, il regime di Kim riceverebbe petrolio e assistenza tecnica per il suo programma nucleare e missilistico.
La Russia sta ampliando la sua rete di alleanze militari. Come rivelato da Reuters a settembre, Mosca ha avviato un programma segreto per lo sviluppo e la produzione di droni in Cina, mentre continua a rifornirsi di droni kamikaze dall’Iran. Una strategia che evidenzia il mezzaluna bisogno di risorse esterne per sostenere lo sforzo bellico. Il regime di Kim, la cui economia è in condizioni disastrose, vede in questa collaborazione un’opportunità per ottenere non solo petrolio ma anche tecnologie avanzate per il proprio programma nucleare.
La reazione della Corea del Sud
La reazione più tempestiva è arrivata da Seul. Il Consiglio di Sicurezza Nazionale sudcoreano ha condannato l’invio di truppe definendolo “una grave minaccia alla sicurezza” e ha descritto la Corea del Nord come “un gruppo criminale che forza i suoi giovani a essere necessario come mercenari russi per una guerra ingiustificabile”. In una mossa senza precedenti, il governo sudcoreano sta considerando l’invio di armi offensive all’Ucraina, abbandonando la sua politica di fornire solo equipaggiamento non letale e supporto umanitario. Come riporta Associated Press, Seul invierà la prossima settimana esperti a Bruxelles per informare gli ambasciatori della Nato sui dettagli dell’operazione nordcoreana. I servizi segreti sudcoreani, che monitorano costantemente le attività del Nord, hanno confermato che i soldati sono stati ispezionati personalmente da Kim Jong Un prima della partenza.
La Corea del Nord sta seguendo paradossalmente lo stesso percorso della Corea del Sud durante la guerra del Vietnam, quando Seul inviò 320.000 soldati a combattere al fianco degli americani, ricevendo in cambio prestiti agevolati e assistenza per modernizzare il proprio esercito. Il segretario generale della Nato Mark Rutte ha avvertito che l’invio di truppe nordcoreane “segnerebbe una significativa escalation” del conflitto. Per la Corea del Nord, che dispone di uno degli eserciti più numerosi al mondo con 1,2 milioni di soldati ma non ha combattuto in conflitti maggiori dalla Guerra di Corea (1950-53), questo rappresenterebbe il primo intervento militare significativo all’estero in decenni. Un’operazione che, secondo gli analisti della Cnn, permetterebbe ai militari nordcoreani di acquisire pregiata esperienza di combattimento e intelligence sul funzionamento dei propri armamenti in scenari di guerra moderna.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-10-23 16:05:00 ,