“Una scena impressionante. Appena siamo arrivati sotto il cavalcavia c’era un muro umano fatto di vigili del Fuoco che circondava l’autobus. A gruppi lavoravano attorno alle persone nel tentativo di liberarle dalle lamiere prima possibile e fornire un minimo di assistenza. Non avevo mai visto una cosa del genere ed è stato lì che mi sono resa conto della gravità della tragedia”.
Federica Stella è la dirigente medica della centrale operativa del 118 che, martedì sera alle 19.40, ha ricevuto le primissime chiamate per l’incidente del bus volato giù dal cavalcavia di Mestre. “Notizie ancora parziali, ma sufficienti a farci capire la gravità della situazione e a far partire i protocolli straordinari che vengono applicati in casi del genere”, aggiunge Stella.
All’arrivo sotto il viadotto “è stato creato un varco tra i mezzi dei vigili del fuoco in maniera da spostare i feriti in una zona più protetta”. Qui, “abbiamo potuto lavorare in maniera da prepararli al trasporto verso il pronto soccorso”.
Tanti i corpi ormai purtroppo senza vita, e altrettanti su cui intervenire in maniera quanto più rapida possibile. Spiega la dottoressa: “Non c’è tempo per lasciarsi andare alle emozioni, in quei frangenti bisogna essere lucidi e precisi, ogni errore può diventare fatale per la persona che viene soccorsa”.
Gli operatori “sono addestrati a non perdere la freddezza necessaria, questo non significa essere insensibili, ma efficienti. Il tempo per la commozione, il dolore, le reazioni emotive che appartengono a ognuno di noi viene dopo, quando l’emergenza è finita”.
La corsa all’ospedale dell’Angelo di Mestre, le primissime attività urgenti e l’invio dei pazienti alle terapie intensive, hanno chiuso una notte “complicata”. I numeri danno ragione all’efficacia della gestione dell’emergenza. Purtroppo, 19 persone sono decedute prima dell’arrivo dei soccorritori e 2 durante il trasporto in ospedale, a causa delle ustioni gravi, oltre ai traumi, che avevano riportato. I sanitari dell’emergenza ne hanno potute salvate 15. Di queste, 10 sono ancora in terapia intensiva in condizioni critiche, tuttavia, dicono fonti sanitarie, “sono tutti casi di persone che stanno reagendo alle cure in maniera positiva”.
[email protected] (Redazione Repubblica.it) , 2023-10-05 17:00:59 ,www.repubblica.it