Mercoledì 16 ottobre il Senato si appresta a dare il via libera definitivo al disegno di legge che renderà la gestazione per altri (gpa) un reato universale. La proposta, presentata da Carolina Varchi di Fratelli d’Italia e già approvata alla Camera lo scorso luglio, estenderà la perseguibilità del reato anche ai cittadini italiani che ricorrono alla gestazione per altri all’estero.
Il provvedimento, che modifica la legge 40 del 2004, prevede la reclusione da tre mesi a due anni e una multa da 600mila a un milione di euro per chiunque realizzi, organizzi o pubblicizzi la commercializzazione di gameti, embrioni o la surrogazione di maternità. Il testo consta di un solo articolo e interviene sul comma 6 dell’articolo 12 della suddetta legge.
La battaglia politica e le critiche
La legge contro la maternità surrogata, considerata una bandiera di Fratelli d’Italia, mira a scoraggiare il ricorso alla pratica nei paesi dove la gestazione per altri (gpa) è legale. Tuttavia, non affronta la questione della trascrizione o registrazione degli atti di nascita formati all’estero, lasciando aperto un nodo decisivo. Le opposizioni hanno espresso forte contrarietà, definendo la proposta un “obbrobrio giuridico”. Hanno inoltre presentato emendamenti soppressivi e proposto alternative per regolare la gpa in forma “solidale”, tutti respinti in commissione.
La Lega, invece, aveva proposto un emendamento per inasprire ulteriormente le pene, prevedendo fino a 10 anni di carcere e 2 milioni di multa. La proposta, però, è stata bocciata con il parere contrario del governo e di tutte le altre forze politiche.
I dubbi degli esperti
Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni, ha espresso forti perplessità sull’applicabilità della norma: “Se questo testo dovesse essere approvato anche al Senato e diventare legge, sarebbe una legge ingiusta e discriminatoria, un moralistico manifesto politico. Se diventasse legge, verrebbe subito impugnata perché è giuridicamente inapplicabile in quanto ignora il principio della doppia incriminazione, che è alla base del diritto penale”.
Anche il professor Gian Luigi Gatta, ordinario di Diritto penale all’università di Milano, ha sollevato diverse criticità in un’intervista a Domani. “È difficile pretendere che il cittadino italiano ovunque vada nel mondo a realizzare una pratica che un certo paese ritiene lecita, risponda in Italia di un reato“, ha affermato l’esperto, sottolineando come la proposta miri a eliminare due presupposti fondamentali: la richiesta del ministro della Giustizia e la doppia incriminazione.
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di Riccardo Piccolo www.wired.it 2024-10-15 09:25:00 ,