Al Senato è in corso un’attesa discussione parlamentare sull’invasione russa in Ucraina che ha creato un po’ di guai dentro alla maggioranza: i partiti che sostengono il governo di Mario Draghi devono infatti votare una risoluzione – un testo, in sostanza – in vista del Consiglio Europeo, cioè l’organo di cui fanno parte i capi di stato e di governo dell’Unione Europea, che si terrà giovedì 23 e venerdì 24 giugno.
Ma le diverse posizioni dei partiti della maggioranza sull’Ucraina, in particolare sulle forniture di armi e in particolare per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, hanno creato ostacoli e lungaggini nelle trattative per una risoluzione che mettesse d’accordo tutti. Alla fine sembra che una quadra sia stata raggiunta: nel suo discorso iniziale, Draghi ha evitato di parlare di armi, e secondo Ansa la risoluzione conterrà una generica raccomandazione a continuare a coinvolgere il Parlamento nelle decisioni del governo sull’Ucraina.
La discussione di martedì coincide con un momento assai agitato nella politica: il Movimento 5 Stelle sembra vicino a una scissione, un’altra, tra la maggioranza fedele all’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e una minoranza, sembra di alcune decine di parlamentari, che dovrebbe seguire il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. È tutto collegato: Di Maio è diventato espressione dell’ala più governista e moderata del M5S, mentre Conte ha orientato la sua leadership verso un ritorno a un maggiore radicalismo del partito, che tra le altre cose si esprime proprio in un forte scetticismo sulle forniture di armi all’Ucraina.
L’intero M5S in realtà a marzo aveva votato un precedente decreto legge che autorizzava spedizioni di armi fino a dicembre: da allora però ha insistito sulla necessità di favorire una “de-escalation” del conflitto, sostenendo che si possa fare smettendo di inviare armi. Intorno alla questioni si sono sviluppate delle profonde divisioni dentro al M5S e nella maggioranza, anche perché ci sono altri partiti scettici: per esempio la Lega, che nel dibattito di martedì ha chiesto che le armi inviate siano solo a scopo difensivo. È intorno a tutti questi problemi che si sono articolate le trattative dei partiti di questi giorni, per arrivare a un qualche tipo di testo che non scontenti troppo nessuno.
A cercare di mediare sono stati vari esponenti politici, in particolare del Partito Democratico e di Liberi e Uguali, alleati del M5S e piuttosto preoccupati della possibile scissione. Si è parlato a questo proposito di una “onorevole via di uscita” per il M5S, una risoluzione insomma che salvasse la faccia sia a Conte sia a Di Maio.
Nel suo discorso introduttivo, piuttosto breve e generico, Draghi ha ribadito che l’Italia chiederà al Consiglio di assegnare all’Ucraina lo status di paese candidato a entrare nell’Unione Europea, come annunciato pochi giorni fa durante la sua visita in Ucraina. Ha aggiunto che «gran parte dei paesi vicini alla Russia, grandi e piccoli, guardano ora all’Unione Europea per la sicurezza, per la pace, per la stabilità. Il percorso da paese candidato a stato membro è lungo per via delle impegnative riforme strutturali richieste. Ma il segnale europeo deve essere chiaro e coraggioso da subito».
Ha poi detto di nuovo che una eventuale pace dovrà essere negoziata anche dall’Ucraina, perché «solo una pace concordata e non subita può essere duratura». È una risposta indiretta a quanti ritengono che l’Occidente debba negoziare una tregua con la Russia senza tener conto del parere del governo ucraino.
Il voto sulla risoluzione sul discorso di Draghi si terrà nel tardo pomeriggio, dopo che a Draghi verrà data la possibilità di rispondere agli interventi dei senatori che hanno parlato dopo di lui. Domani si voterà la risoluzione alla Camera.
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, 2022-06-21 14:22:27 ,
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