Torre del Greco. E’ sorvegliata a vista dalle guardie penitenziarie del carcere femminile di Pozzuoli, dov’è rinchiusa dallo scorso 5 gennaio. Perché in sei mesi, Adalgisa Gamba – nota semplicemente come Gisa, in cella per l’omicidio volontario del figlio di soli due anni e mezzo – già avrebbe tentato due volte il suicidio. Ma, secondo il gip Fernanda Iannone del tribunale di Torre Annunziata, restano – a dispetto degli esiti «in chiaroscuro» dell’autopsia eseguita sul corpicino del piccolo Francesco – gravi elementi indiziari a carico della donna di 40 anni. Niente scarcerazione, dunque, in attesa dei successivi step giudiziari dell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Andreana Ambrosino e condotta dai carabinieri della caserma Dante Iovino.
Niente annegamento
Nelle scorse settimane, intanto, sono arrivati i risultati dell’autopsia ordinata dalla procura di Torre Annunziata sulla salma del piccolo Francesco. Il medico legale incaricato degli accertamenti avrebbe escluso la morte per annegamento, principale ipotesi avanzata dagli investigatori durante la tragica notte conclusa con l’arresto di Adalgisa Gamba. La quarantenne, uscita senza avvisare i familiari per portare il figlio alle giostrine in località porto-Scala, si immerse con Francesco tra le braccia nello gelido specchio d’acqua – era la tarda serata del 2 gennaio – antistante la scogliera del lido Gabbiano di via Calastro. «Dall’autopsia si evince che il bambino è deceduto per soffocamento – spiegano i legali della donna – riconducibile all’ingerimento di un corpo estraneo: parliamo di filamenti di cellulosa vegetale, ritrovati all’interno dei polmoni e dei bronchi del piccolo Francesco. Quindi, adesso abbiamo enormi dubbi sulle effettive cause del decesso». Di qui, la richiesta di revocare la misura cautelare in carcere per la donna. Per il gip Fernanda Iannone, invece, il quadro indiziario a carico di Adalgisa Gamba resta grave: a prescindere dall’annegamento o meno – il ragionamento del magistrato – la quarantenne, terrorizzata dall’idea che il figlio fosse affetto da autismo, avrebbe pesanti responsabilità sulla morte del piccolo Francesco.
L’incubo suicidio
Il no alla scarcerazione è stato una doccia gelata per i familiari della mamma di via Anzio. Perché la donna – impossibilitata a vedere la figlia maggiore di 8 anni – sarebbe in una condizione psichica particolarmente critica: senza pace, la donna avrebbe già tentato per due volte di togliersi la vita in cella. «Gisa è stata massacrata, mia figlia è innocente», lo sfogo del padre della quarantenne, il nonno di un bambino di soli due anni e mezzo deceduto in mare tra le braccia di sua madre.
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di Alberto Dortucci
www.metropolisweb.it
2022-06-25 05:30:00 ,