l’intervista
Mezzogiorno, 2 gennaio 2022 – 10:44
Il noto penalista barese racconta al Corriere l’evoluzione della sua associazione e si sofferma su contenuti e programmi
di Francesco Strippoli
La sinistra «assente ingiustificata», i partiti «incapaci di rigenerarsi», la politica smarrita alla ricerca «di senso». A 4 anni dalla fondazione, La Giusta Causa, fondata da Michele Laforgia, decide di cambiare. Non più solo un’associazione, ma un soggetto capace di cimentarsi con l’esperienza elettorale.
Di che si tratta, avvocato Laforgia? A che serve?
«Noi abbiamo preso le mosse, cito il mondo del calcio, da una “meravigliosa stagione fallimentare”: la campagna elettorale del 2018 che ha prodotto per Liberi e Uguali (Leu) una grande affermazione, soprattutto a Bari. Quella formazione è poi svanita nel nulla».
«Sì, per dire che quell’esperienza non si poteva liquidare, come succede quando le elezioni non producono ruoli istituzionali. L’abbiamo scritto nel nostro manifesto: volevamo creare un luogo per ripensare la sinistra e contribuire alla rigenerazione dei partiti. Questa rigenerazione, ahimé, non c’è stata. E non parlo solo della Puglia. Continuare a sperare nella loro rigenerazione è una illusione metafisica».
«Se si vuole fare politica oggi, occorre avere un peso reale. Altrimenti si diventa un ingranaggio di un sistema che controllano gli altri».
Quindi non più associazione, piuttosto un movimento politico. È corretto?
«Noi siamo associazione politica e movimento culturale: i due aspetti sono connessi. Offrire le proprie idee e il proprio lavoro di elaborazione non basta più: non solo perché la politica fa a meno delle idee e spesso anche della coloritura ideologica (se si guarda ai fenomeni di trasformismo, non solo in Puglia). Ma pure perché il sistema che c’è, noi lo dobbiamo sconfiggere se vogliamo dare una risposta ai problemi. Aggiungo un punto».
«O la politica funziona o siamo perduti: non c’è altro modo per curare la cosa pubblica. Diversamente avremmo l’“alta politica” fuori dalle elezioni: con le scuole di formazione, le iniziative, i dibattiti. E poi, come in un luogo separato, la necessità di prendere i voti, senza colore. Senza troppi distinguo perché pecunia non olet. Così il sistema che vogliamo contrastare finisce fatalmente per riprodursi».
Cosa fare per restituire un’anima alla politica?
«Continuare a fare quello che stiamo facendo. Non basta elaborare idee. Alle idee bisogna dare gambe. Del resto, è la critica che anche voi del Corriere ci avevate rivolto: elaborare bellissimi programmi ma rinunciando a sostenerle direttamente».
Come movimento politico non rischiate di assomigliare ad una lista “civica”, una delle tante?
«Non abbiamo nessuna intenzione di diventare una lista, tanto meno civica: l’abbiamo sempre escluso. Si tratta di rendere possibile, accanto alla Giusta Causa o per effetto della sua azione, un’offerta politica che a Bari e in Puglia, in questo momento non esiste. Un’offerta che tenga conto della grande assente di questo momento: la sinistra. Senza la quale, lo dicono i sondaggi più recenti, non è possibile allestire una coalizione capace di sconfiggere la destra».
Cosa vorreste essere di questa sinistra? Lievito, scuola, laboratorio?
«Tutto quello che lei dice. Ma nella consapevolezza che occorre imparare a misurarsi, non da soli, con le competizioni elettorali. Occorre fare in modo che l’apprezzamento che ci è venuto per le cose che abbiamo fatto, si traduca in una prospettiva elettorale. Non dobbiamo essere un partito e neppure perdere le nostre caratteristiche fondative. Però dobbiamo smettere di essere dei semplici catalizzatori di idee».
Sarete nella competizione elettorale?
«A Bari non è pensabile che ci limitiamo a sostenere una candidatura decisa da altri. Non staremo alla finestra, non ci limiteremo a dire quello che pensiamo sugli altri. Non lo potremmo fare, men che meno a Bari».
È lecito pensare che lei abbia legittime ambizioni elettorali. Comune? Regione?
«Il punto non è sapere se io ho un’ambizione elettorale. Se l’avessi, con le attuali regole del gioco, dovrei restare solo invece che costruire un luogo della politica, visto che oggi funzionano meglio i candidati senza retroterra politico e culturale, perché più adattabili. Nelle prossime elezioni (comunali, regionali politiche) avremo un ruolo. E non sarà necessariamente il ruolo di Michele Laforgia: dentro La Giusta Causa ci sono tante donne e uomini di qualità. Se si trattasse di sostenere me, basterebbe trasformarci in quello che siamo stati nella campagna elettorale del 2018. Ma non vogliamo essere un comitato elettorale. Sono le idee che producono i candidati, noi ne abbiamo».
2 gennaio 2022 | 10:44
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, 2022-01-02 16:26:57
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