La missione Osiris-Rex della Nasa è stata lanciata nel settembre del 2016 con l’obiettivo di raggiungere l’asteroide Bennu e raccogliere un campione di rocce e detriti dalla sua superficie. Il veicolo spaziale ha completato con successo il proprio scopo lo scorso 24 settembre, quando un’apposita capsula contenente il materiale è stata paracadutata sul deserto dello Utah (Stati Uniti). Da quel momento i campioni raccolti sono stati sottoposti ad analisi scientifiche, i cui risultati preliminari, insieme ad alcune immagini, sono stati rivelati oggi, mercoledì 11 ottobre, durante una conferenza stampa della Nasa.
I dettagli della missione
Osiris-Rex (acronimo di Origins, Spectral Interpretation, Resource Identification, and Security-Regolith Explorer) è la prima missione statunitense a raccogliere detriti di un asteroide. Il veicolo, tra l’altro, ha già ripreso la propria strada per completare una nuova missione e raggiungere l’asteroide Apophis. Ma perché ci interessa analizzare campioni di materiale prelevati da asteroidi, oggetti (almeno apparentemente) così lontani dalla Terra? Il senso della missione, spiega Bill Nelson, amministratore della Nasa, è quello di migliorare “la nostra comprensione sull’origine del nostro sistema solare e della sua formazione. Per non parlare poi del fatto che Bennu è un asteroide potenzialmente pericoloso e ciò che impareremo dal campione ci aiuterà a capire meglio i tipi di asteroidi che potrebbero incrociare la nostra strada”.
Cosa sappiamo di Bennu
Bennu presenta un raggio di circa mezzo chilometro e completa la propria orbita attorno al Sole – dal quale dista circa 168 milioni di chilometri – in circa 1,2 anni. In poco più di quattro ore, invece, completa la rotazione attorno al proprio asse. L’asteroide si trova ad un minimo di distanza dalla Terra ogni sei anni.
Si pensa che Bennu si sia formato a partire da un asteroide molto più grande e ricco di carbonio da 700 milioni a due miliardi di anni fa. Ma la sua composizione chimica e mineralogica potrebbe essere molto più antica e risalire addirittura a 10 milioni di anni dopo la formazione dell’intero sistema solare.
I risultati preliminari
Durante la conferenza stampa, gli esperti della Nasa hanno sottolineato di aver trovato all’interno della capsula una quantità di materiale molto maggiore rispetto a quella che si sarebbero aspettati. Dalle analisi preliminari è emerso che il campione contiene molecole di acqua incluse all’interno della struttura cristallina dei minerali che costituiscono l’asteroide. “Probabilmente stiamo vedendo il modo col quale l’acqua è stata incorporata nel materiale solare e, di conseguenza, all’interno dei pianeti”, racconta Dante Lauretta, principal investigator all’interno della missione, mentre mostra alcune immagini del campione scattate utilizzando un microscopio elettronico. All’interno del materiale analizzato fino ad ora è stata ritrovata anche una discreta quantità di carbonio, sia in forma di minerali che in forma di molecole organiche. Gli esperti sottolineano che il lavoro è solo all’inizio e che saranno necessarie ulteriori analisi. L’obiettivo, spiegano, è quello di pubblicare una sorta di catalogo entro i prossimi sei mesi, in modo da permettere alla comunità scientifica internazionale di discutere sulle possibili analisi da condurre.
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di Sara Carmignani www.wired.it 2023-10-11 12:49:52 ,