Perché leggere questo articolo? A qualche mese dal ritorno alla Casa Bianca di Trump, l’ingresso dell’Ucraina nella Nato sembra sempre più vicino. L’intervista all’ex capo di stato maggiore Vincenzo Camporini.
A quasi tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina e a qualche mese dal ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump, ci si chiede se la situazione volgerà al termine o se le tensioni aumenteranno. La Nato sembra infatti aprire sempre di più le porte a Kiev. A tal punto che il Segretario Generale della Nato, Mark Rutte, ha definito il percorso dell’Ucraina verso l’Alleanza come “irreversibile”.
True-News.it ha intervistato l’ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica e della difesa Vincenzo Camporini che parla dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato come “condizione irrinunciabile” per qualsiasi forma di negoziato di pace. E sulla politica estera del presidente eletto Trump non nutre molta fiducia. “Ha più volte dimostrato di non avere una politica estera consolidata. Ma di perseguire la linea che in uno specifico momento gli appare come quella da cui può trarre un vantaggio”.
L’Ucraina sembra sempre più vicina all’ingresso nella Nato. Crede sia una condizione fondamentale per garantire la pace?
La prospettiva dell’ingresso nella Nato è condizione irrinunciabile all’esordio di una qualsiasi forma di negoziato per un trattato di pace. È la garanzia contro future tentazioni di Mosca di riaprire le ostilità. La mancanza di una concreta garanzia è ciò che ha indotto la Russia a stracciare i precedenti impegni, il memorandum di Budapest del 1994 e il trattato bilaterale del 1997.
Camporini, come commenta le parole del segretario generale della Nato, Mark Rutte, che ha definito il percorso di Kiev verso la Nato come “irreversibile”? È d’accordo?
A mio avviso sì, per i motivi che ho illustrato prima. Ed anche così le garanzie che vengano scoraggiati futuri avventurismi dipendono da quanto appariranno determinate le politiche degli alleati, in primis gli Stati Uniti.
Cosa dobbiamo aspettarci con il cambio di presidenza statunitense e il ritorno di Donald Trump a gennaio 2025?
Difficile azzardare previsioni su ciò che farà Trump, che ha più volte dimostrato di non avere una politica estera consolidata, ma di perseguire la linea che in uno specifico momento gli appare come quella da cui può trarre un vantaggio.
Questo percorso definito “irreversibile” da Rutte lei lo considera come un rischio calcolato? Oppure l’Alleanza Atlantica è ben consapevole delle conseguenze che può portare questo storico ingresso?
Più che un ‘rischio calcolato’, viste le politiche perseguite da Mosca almeno dal 2007, mi sembra l’unico modo per scongiurare una persistente instabilità nel cuore dell’Europa.
Le tensioni aumentano e l’ingresso dell’Ucraina nella Nato sembrerebbe peggiorare la situazione. Lei teme le conseguenze di queste azioni come ad esempio l’apertura di un terzo conflitto mondiale?
Se per terza guerra mondiale si intende un aperto confronto militare fra la Russia e l’Occidente, francamente credo che sia un’ipotesi assai più che remota. Purtroppo da tempo assistiamo a un prorompere di crisi in varie parti del mondo, per motivi spesso endogeni, ma a volte con un contributo diretto di truppe che fanno riferimento a Putin o a Xi, come accade in molte parti dell’Africa o in Myanmar. In questo senso la conflittualità è unitario.
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di Roberto Sudoso
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2024-11-20 09:58:00 ,
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